Matteo Farina, un testimone di oggi. Parola alla Postulatrice
Da qualche anno la mia professione, o meglio missione, di postulatrice di cause dei Santi, mi ha portato ad avvicinare alcune figure di giovani, potrei dire molto giovani, in cammini verso il riconoscimento ufficiale della loro santità di vita. La Chiesa ha sempre avuto santi giovani fin dai primi tempi del cristianesimo ci sono stati martiri giovanissimi, addirittura adolescenti, che hanno versato il sangue per Cristo; nel corso dei secoli la storia della santità si è arricchita di giovani testimoni che, in tempi e luoghi diversi, hanno dato testimonianza di fedeltà al Vangelo e di eroismo di vita cristiana. Ogni epoca ha avuto e ha i suoi santi, profondamente radicati nella storia che vivono, nelle contraddizioni del mondi e della società a loro contemporanea, segno che il Vangelo è sempre vivo ed attuale e che ci si può fare santi anche nell’oggi in cui siamo chiamati a vivere. Matteo fa parte dei testimoni di oggi: un giovane che ha vissuto la vita della maggior parte dei nostri giovani: la famiglia, la parrocchia, la scuola, l’amicizia con altri giovani, l’amore per una ragazza, la passione per la musica, lo sport. Uno, si direbbe, come molti; ma qualcosa lo ha reso diverso: l’impegno preso, fin da piccolo, a “vivere non vivacchiare”, come ha detti papa Francesco ai giovani a Torino lo scorso 21 giugno, richiamando una frase di un altro giovane il b. Piergiorgio Frassati.
Matteo ha vissuto scegliendo fin da subito la giusta direzione per vivere bene e a fondo ogni momento della vita. Ogni cosa bella, ogni valore, ogni scoperta che un giovane fa e dovrebbe fare con entusiasmo e vitalità, Matteo l’ha vissuto, non da solo, ma con l’Amico più grande e più vero, Gesù che per lui era una persona viva e presente; allora ogni cosa, per lui era diversa perché vissuta nella luce di Dio, nella fedeltà al Vangelo e con lo sguardo sempre rivolto ai valori veri e, possiamo ben dire, anche alla vita eterna. Di tutto questo ha dato prova nella lunga malattia che ha accettato e vissuto con coraggio, sorprendente serenità, fiducia in Gesù che sentiva amico e vicino e gioia. Fu sempre solare, generoso e disponibile vero tutti, non solo sotto il profilo dell’aiuto materiale, ma soprattutto come testimone autentico di fede e cristianesimo vissuto, come soleva dire “da infiltrato cristiano” fra amici e compagni. Ha vissuto in armonia con se stesso perché ha amato e cercato Dio nella comunione quasi quotidiana, nella confessione settimanale, nella preghiera.
Tutto questo lo ha portato a vivere con maggiore pienezza e gioia le ricchezze della vita di un giovane: l’affetto della famiglia, l’ambiente della scuola, l’amicizia, l’amore per la sua ragazza, la musica, la bellezza di stare insieme agli altri, il vasto mondo che offre la moderna tecnologia. Questa sua serenità di fondo, contagiosa e mai pedante, lo portava ad essere a sua volta amato e cercato dai coetanei e anche dagli adulti che si sentivano attratti dalla sua trasparenza e anche dalla sua fede che sapeva testimoniare con fermezza, ma con discrezione. Questo era stato infatti il suo programma di vita: “Spero di riuscire a realizzare la mia missione di ‘infiltrato’ tra i giovani, parlando loro di Dio (illuminato proprio da Lui); osservo chi mi sta intorno, per entrare tra loro silenzioso come un virus e contagiarli di una malattia senza cura, l’Amore!”.
Proporre Matteo come un amici che ci accompagna verso Gesù nella realizzazione piena della nostra vocazione cristiana, questo è il significato della causa, in questo nostro tempo nel quale la Chiesa deve proporre modelli validi e credibili ai giovani. Del resto, i giovani stessi, i suoi amici e compagni, hanno già percepito l’esempio di Matteo: lo pregano, lo sentono a loro vicino, e via via che vengono a conoscenza della sua vita e del suo cammino spirituale, lo fanno conoscere a compagni ed amici.
Siamo solo all’inizio del cammino che porterà, a Dio piacendo, Matteo alla beatificazione, un giovane tra i giovani, che non è andato in pensione troppo presto, ha avuto il coraggio di andare controcorrente, è stato coraggioso e creativo, ha pensato in grande, e ha camminato con Gesù nella gioia e anche nella fatica e nel dolore del quotidiano; ha realizzato la sfida che il Papa ha lanciato ai giovani ad Assisi: “Siate i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore”.
Francesca Consolini, postulatrice