21 Apr

IV Domenica di Pasqua anno B

“ Io sono il buon pastore”

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 10, versetti 11-18

Nel brano centrale del Capitolo X del vangelo di Giovanni, che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione vediamo Gesù che si rivela come il buon pastore. Un gesto lo caratterizza: egli dà la vita per le sue pecore, affinché abbiano la vita in abbondanza. Le altre sue qualità sembrano scomparire davanti all’atto insuperabile del “dare la vita”.

Al v.12 è descritto il mercenario come una caricatura del buon pastore.

Al v.14 per la seconda volta (cfr. v.11) Gesù si definisce il ‘buon pastore’ perché “conosce i suoi e i suoi lo conoscono”.  Non si tratta qui di una conoscenza superficiale, si tratta di un dinamismo di conoscenza che porta all’amore.

Se la nostra esistenza non è ‘segnata’ da una comunione profonda e vitale con Cristo, possiamo illuderci di essere ‘sue pecore’ (= chiesa), ma in realtà apparteniamo a un altro gregge.

La rivelazione del pastore è anche la rivelazione della qualità della pecora, cioè –fuori metafora- del credente che segue Gesù, l’unico pastore.

La conoscenza che lega Gesù ai discepoli ha le caratteristiche della conoscenza reciproca tra Dio e il suo Popolo, così come è descritta dai profeti.

Al v.16 l’orizzonte dell’attività del pastore si allarga ad ‘altre pecore’. La comunità di Gesù ha un carattere universale, e questo versetto del vangelo proclama chiaramente questa apertura della chiesa a tutti i popoli e a tutte le razze. “Diventeranno un solo gregge e un solo pastore”: questa espressione non indica qualcosa che avverrà in un lontano futuro, ma che è già sotto i nostri occhi (anche se solo in embrione) dopo la Pasqua di Cristo.

Il principio di unità di questo ‘unico gregge’ è l’ “unico pastore”, Gesù, che ha dato la sua vita per creare questa unità.

I versetti 17-18 ci indicano il perché dell’amore del Padre verso il Figlio: il Padre lo ama perchè “dà la sua vita”, ma “per riprenderla di nuovo”: il buon pastore che ha dato la sua vita non è rimasto nello stato di morte, ma è vivo per sempre e continua ad essere l’unico pastore che guida il gregge e gli fa dono della vita.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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