26 Gen

IV Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

“Grande è la vostra ricompensa nei cieli”

Dal vangelo secondo Matteo: 5, 1-12

Vedendo le folle Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: Beati i poveri in spirito ….Beati gli afflitti … Beati i miti …..Beati ….. Rallegratevi d esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.

Le beatitudini danno inizio al ‘discorso della montagna’ (che occupa i Capitoli dal 5 al 7 del Vangelo di Matteo), ed è il primo dei cinque grandi discorsi che compongono il suo Vangelo.

Esso inizia in modo solenne: Gesù sale sul monte, si siede ed inizia ad insegnare. E’ il nuovo Mosè

che annuncia la nuova Legge. Attorno a lui si riuniscono i discepoli e la folla e Gesù inizia a proclamare :”Beati!…”.

Entrare nello spirito delle beatitudini significa entrare nello sguardi di Dio sulla realtà umana e scoprire che, in Cristo, anche situazioni di doloro o persecuzione possono essere vissute come beatitudine, in comunione con Cristo.

v.3: i ‘poveri’ a cui si riferisce l’evangelista sono coloro che soffrono per il sopruso dei potenti e ripongono la loro speranza nel Signore. Il verbo è al presente (“di essi è il regno dei cieli”), ma la piena realizzazione rimane una promessa, ed è quindi oggetto di speranza.

v.4: gli ‘afflitti’ di cui parla Matteo sono i discepoli che soffrono perchè la comunità dei credenti non è sempre segno di un Dio presente nel mondo, ma sono anche  i discepoli che soffrono per i loro peccati. La beatitudine annuncia che Dio interverrà e col suo intervento verrà meno il motivo dell’afflizione.

Anche ‘i miti’ (v.5), uomini rari e all’apparenza insignificanti, che rinunciano ad ogni rivalsa nei confronti degli uomini e di Dio, che  hanno uno sguardo di amore e di compartecipazione verso tutto e tutti, sono beati (abbiamo qui una citazione del salmo 37,11). La mitezza è l’arte di addomesticare la propria forza, dimostrando di essere più forti di essa.

v.6: abbiamo qui gli affamati e gli assetati non di cibo e bevande materiali, ma della giustizia di Dio, in Cristo.

Queste prime quattro beatitudini ci dicono l’atteggiamento fondamentale di coloro che vogliono essere veri discepoli del Signore, che è il vero povero, afflitto, mite, affamato di giustizia, e che vogliono fare le Sue stesse scelte.

v.7: la quinta beatitudine ci assicura che otterremo misericordia se saremo misericordiosi, pronti ad aiutare i fratelli.

La sesta (v.8) parla dei puri di cuore. Il cuore è la sede dei sentimenti, desideri, pensieri e azioni. E’puro di cuore colui che non coltiva cattive intenzioni nei confronti degli altri, è colui che non pensa in un modo e agisce in un altro.

Gli operatori di pace, oggetto della settima beatitudine (v.9), sono le persone concilianti, pazienti, comprensive, pacificate con se stesse, e di conseguenza con gli altri.

Il tema dell’ottava beatitudine (v.10), che continua e viene commentato nella nona (vv.11-12) riguarda i perseguitati per la giustizia, e ci riporta alla prima (“perché di essi è il regno dei cieli”), chiudendo tutto il brano in una ‘inclusione’.

La persecuzione diventa il segno, la garanzia che si è dalla parte di Cristo, in linea con tutti i profeti.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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