05 Mag

VI Domenica di Pasqua – Anno B

Gv. 15, 9-17

Al centro del nostro brano evangelico sta il versetto 13, che richiama la morte di Cristo come supremo atto d’amore. E’ questo versetto il punto di arrivo della prima parte (vv.9-13),    che sottolinea la comunicazione dell’amore.

L’ espressione: “Rimanete nel mio amore”, toglie ogni equivoco circa la natura dell’amore il cui deve rimanere il discepolo. Il ‘restare’ del discepolo, è un rimanere fermo e in profondità nella fede, un aderire e vivere nell’amore che, attraverso Gesù, viene dal Padre.

Rimanere nell’amore di Gesù è un restarvi uniti obbedendo ai suoi comandamenti. E’ questo il senso della precisazione del versetto 10. Il punto di partenza e di arrivo è l’amore del Padre: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”.

Il versetto 11 permette di interiorizzare la rivelazione precedente: rimanere nell’amore del Padre è la causa di una gioia inesprimibile. Questa gioia ha una prospettiva futura, ma riguarda anche il presente, come si vedrà anche nella preghiera sacerdotale (Gv. 17,13).

Giungiamo così al vertice del nostro brano: “Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” (v.13). Gesù evoca la propria morte come testimonianza suprema dell’amore. Letteralmente il testo parla di ‘deporre la propria vita’ per coloro che si amano. E’ l’espressione che l’evangelista Giovanni usa per indicare la morte volontaria del Figlio, la sua libera donazione.

Deporre la vita per coloro che si amano non indica che la morte di Gesù sia solo per alcuni, per i suoi e non per altri. L’affermazione vuole solo motivare la ragione dell’offerta della vita: l’amore.

Se i discepoli fanno ciò che  Gesù comanda, cioè se amano e credono, il Figlio li riconosce come amici (vv.14-15).

Dopo averli chiamati amici ricorda loro che tale amicizia si radica non in alcune loro particolari qualità, ma solo nella sua scelta nei loro confronti: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”(v.16). Il verbo sottolinea l’iniziativa di Gesù nei confronti dei discepoli.

Il frutto che Gesù si attende dai suoi amici è l’irradiamento nel mondo della fede e dell’amore.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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