Un pensiero per Natale
L’approssimarsi del Natale ci porta spontaneamente a pensare al presepe che, nelle nostre chiese e nelle nostre case, ci riporta a riflettere sul mistero della natività del Figlio di Dio. Il presepe diventa così non solo una realizzazione artistica, fatta anche con fantasia ed estro, ma un motivo di riflessione anche profonda. Sappiamo che Matteo era molto devoto del presepe. Come ricorda la sorella Erika, Matteo amava moltissimo il presepe e ne aveva compreso il vero significato fin da piccolo. Per lui, fare il presepe non era un gesto tradizionale e sentimentale; significava riflettere sul mistero dell’Incarnazione avvenuto nella povertà e nel silenzio; per questo anche quando era ricoverato in Germania, quasi sempre nel periodo natalizio, raccomandava alla sorella con grande entusiasmo: “Erika, mi raccomando, fai il presepe! Fai il presepe perché il Signore nasce lo stesso! Devi fare il presepe!”.
Ma cosa vedeva Matteo nel presepe e perché ne era tanto affascinato? Non certo e non solo per la bellezza artistica della rappresentazione, ma soprattutto per il suo profondo significato; scrive papa Francesco nella bellissima lettera dal titolo “Admirabile signum” (cioè: segno mirabile), scritta il 1° dicembre 2019:
«Maria è una mamma che contempla il suo bambino e lo mostra a quanti vengono a visitarlo. La sua statuetta fa pensare al grande mistero che ha coinvolto questa ragazza quando Dio ha bussato alla porta del suo cuore immacolato. All’annuncio dell’angelo che le chiedeva di diventare la madre di Dio, Maria rispose con obbedienza piena e totale. Le sue parole: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38), sono per tutti noi la testimonianza di come abbandonarsi nella fede alla volontà di Dio».
Ecco cosa contemplava Matteo nel presepe: la dolcezza della Madonna che culla il Dio fatto uomo, la sua disponibilità alla divina volontà, la semplicità e l’accoglienza. Matteo davanti al presepe amava recitare il Rosario, ripetere con calma le Ave Maria, meditare sul mistero dell’incarnazione e della natività. Nel presepe Matteo vedeva la Madre di tutti noi, pronta a consolarci e a cullarci come fa con il Bambino Gesù:
«Era innamorato della Vergine Santa, diceva che dovevamo rivolgerci a lei come ad una mamma, perché lei da mamma avrebbe provveduto. L’immagine della Madonna con il Bambino in braccio era a lui molto cara: mi diceva che la tenerezza di quell’abbraccio lo commuoveva. Diceva che quando eravamo tristi o nella sofferenza dovevamo fare anche noi come quel Bambino: abbandonarci dolcemente tra le braccia di Maria».
Nella poesia-preghiera dedicata alla Madonna, Matteo si esprime con termini molto affettuosi, ma non pietistici; ama la Madonna perché è la Madre di Dio e con il suo ‘sì’ ha permesso la salvezza dell’uomo:
«Maria, Tu, che nella tua estrema semplicità hai saputo vivere con Dio e per Dio; Tu, che nella tua apparente fragilità hai saputo schiacciare con forza il peccato; Tu, che con il tuo “Sì” hai accettato la volontà di Dio; Tu, che anche nella sofferenza non hai mai perso la fede; Tu, che hai racchiuso nel tuo Cuore Immacolato l’infinità di Dio. Tu, Madre di Dio, prega per noi, per chi soffre nell’anima e nel corpo. Prega per noi Maria, Madre castissima. Ti voglio bene, Madonnina, fiore celeste».
Ogni immagine della Madonna con il Bambino fra le braccia lo commuoveva e lo portava a riflettere sull’amore di Dio per noi. Ricorda la mamma di Matteo:
«Qualche giorno dopo il suo funerale, il gruppo dei suoi amici più cari mi portò a casa un quadro della Natività (una stampa del Botticelli) dicendomi che era per me. Lo avevano chiesto al parroco perché Matteo li portava spesso davanti a quell’immagine che era nella sacrestia e si commuoveva nel mostrare loro quanto amore c’è in quel dipinto tra madre e figlio, “tra quel Bimbo che tende le braccia verso la Madre c’è tutto l’Amore di Dio verso l’umanità” così diceva loro “e della Vergine Maria verso i suoi figli”».
Il Papa ci ricorda che «non si può capire Gesù senza sua Madre», perché fra loro c’è quel legame strettissimo come è naturale che avvenga «tra ogni figlio e sua madre; Maria è così unita a Gesù perché ha avuto di Lui la conoscenza del cuore, la conoscenza della fede, nutrita dall’esperienza materna e dal legame intimo con il suo Figlio». Matteo questo lo aveva ben compreso. Si sentiva davvero come un bambino che impara a camminare per le strade della vita sorretto dalla Madre che lo guida e lo incoraggia:
«Come un bambino che impara a camminare tra le braccia della bellissima Madonnina, voglio scalare il tuo monte, tra petali e spine, per arrivare un giorno alla vetta; dove non esiste né peccato né sofferenza, ma solo il tuo amore infinito. Eccomi, arrivo!».
Gesù nel presepe «bussa alla porta del nostro cuore», cerca un «abbraccio, un’esplosione di amore»; noi dobbiamo corrisponderlo e sentirci meravigliati e grati per il suo amore verso di noi che lo ha portato a farsi uomo come noi; meditando il mistero del Natale, dobbiamo «ringraziarti di questa splendida vita e addormentarci dolcemente cullati e protetti dalla madre tua e nostra Maria».
Facciamo nostre le parole di Matteo da ripetere davanti al presepe, nella notte di Natale, mentre contempliamo ed adoriamo il mistero della Natività:
«Sono tutto tuo, tuo e della Madonnina… Mi affido a te Madonnina, ti affido il mio essere, le persone a me care… Fa’ che tutti quanti possiamo vivere un giorno insieme ed adorare Dio, per sempre».
Francesca Consolini