26 Apr

Matteo e Padre Antonino: un incontro in Cielo

Carissimi Amici, il 16 aprile scorso, Sabato santo, ci ha lasciato padre Antonino Colasanti che era stato il confessore e la guida spirituale di Matteo. Ci sarà stata festa in Cielo perché Matteo ha ritrovato vicino a sé e per sempre nella gloria di Cristo risorto, l’amico che per anni lo ha guidato con amore paterno e forte nella via della santità.

Matteo era ancora un bambino quando conobbe padre Antonino nella parrocchia Ave Maris Stella retta dalla Comunità dei Frati Cappuccini. Padre Antonino, figlio spirituale di Padre Pio, aveva organizzato il “Nido di Padre Pio” e Matteo a sette anni entrò a farne parte. Imparò a recitare il Rosario che divenne per lui una preghiera molto amata e da recitare più volte al giorno. Matteo amava profondamente la Madonna e si affidava alla sua intercessione e al suo aiuto per crescere nella fede e conoscere meglio Gesù; infatti padre Antonino gli aveva insegnato a recitare il Rosario in modo meditativo; lo stesso padre Antonino lo ricordava:

“Tra le preghiere preferite di Matteo spiccava il suo amore per la recita del Santo Rosario. Nelle nostre conversazioni spirituali gli ho insegnato che non doveva recitarlo frettolosamente ma che nello spazio delle dieci Ave Maria doveva riflettere sul mistero enunciato e con la sua immaginazione contemplare il mistero di Cristo”.

Il rapporto di Matteo con Padre Antonino divenne poi più stretto e filiale dopo la prima confessione, il 24 aprile 1999, esattamente dieci anni prima della sua nascita al Cielo. Per Matteo quel momento rivestì una importanza fondamentale: scelse consapevolmente di confessarsi da padre Antonino, religioso molto apprezzato in parrocchia per la sua profondità spirituale, figlio spirituale di Padre Pio, ma noto anche per l’austerità di vita e la severità. I bambini erano in fila per confessarsi e nonostante l’invito del parroco ad andare da lui, Matteo scelse padre Antonino. La confessione per Matteo divenne settimanale o al massimo quindicinale; fino ai dieci anni si confessò abitualmente da padre Antonino; dopo il di lui trasferimento, nel 2000, al convento di Maglie, si confessava da uno dei Padri della Parrocchia. Ma padre Antonino da quel 24 aprile 1999 divenne il suo padre spirituale e a lui continuò a rivolgersi per la direzione spirituale fino alla fine della vita.

La confessione, come ricordava padre Antonino, era sempre un colloquio davanti al Signore, alla luce del Vangelo:

“Dopo quell’incontro [la prima confessione] Matteo ogni settimana veniva da me a confessarsi. Ricordo chiaramente che nelle confessioni mi guardava sempre negli occhi, non li abbassava mai. Ad ogni confessione per penitenza gli davo sempre un brano del Vangelo da leggere. I primi capitoli che gli ho dato da leggere, ricordo, erano Matteo, cap. 5-6-7. Quando ritornava parlavamo del brano che gli avevo dato per penitenza”.

Sotto la guida di padre Antonino, Matteo imparò ad amare Gesù e a vivere in comunione con Lui, tanto da chiamare Gesù “Amore mio”. Ogni piccola offesa, come una parola o un gesto di poca accoglienza verso l’altro, gli causava profonda sofferenza; esprime molto bene questo suo stato d’animo nella poesia “Perdono”:

“Non sono riuscito a trovare il tuo volto in chi mi sta accanto,

 

ho perso la pace … la tua pace, ho perso la gioia … la tua gioia.

Mi sento così sbandato, così piccolo … eppure non riesco ad essere umile. Mi sento così vuoto amore mio, un vuoto che mi consuma.

Com’è difficile seguirti […].

Perdonami, amore mio, ma rialzami, ti prego, mi sento così male…”.

Nella prima confessione padre Antonino regalò a Matteo un’immaginetta di Padre Pio; gli fece conoscere questo grande santo che portava le stimmate della Passione e soprattutto che consumava la vita nella preghiera e nell’amministrare il sacramento della riconciliazione. Matteo divenne a sua volta un vero figlio di S. Francesco, innamorato del creato e della povertà e di Padre Pio dal quale ricevette la sua missione. Tutti conosciamo il sogno che fece la notte tra il 2 e il 3 gennaio 2000, quando Padre Pio gli disse: “Se sei riuscito a capire che chi è senza peccato è felice, devi farlo capire agli altri, in modo che potremo andare tutti insieme, felici, nel Regno dei cieli”.

Padre Antonino aiutò Matteo a capire questo messaggio ed iniziò così, spontaneamente, all’età di nove anni, il desiderio di Matteo di evangelizzare, con modi garbati e senza mai mostrarsi presuntuoso, tutti coloro che gli erano intorno: i familiari, gli amici più stretti, i conoscenti ma, in particolar modo, i suoi coetanei. Scriveva così, di questo suo desiderio: “Spero di riuscire a realizzare la mia missione di ‘infiltrato’ tra i giovani, parlando loro di Dio (illuminato proprio da Lui); osservo chi mi sta intorno, per entrare tra loro silenzioso come un virus e contagiarli di una malattia senza cura, l’Amore!”.

Padre Antonino per Matteo e i ragazzi della parrocchia fu anche un amico, il compagno di allegre e spensierate camminate sui sentieri delle montagne delle Dolomiti dove insegnava ai giovani ad amare e rispettare il Creato, casa comune.

Fu sempre vicino a Matteo, fino all’ultimo. Quando poteva, dal convento di Maglie andava a casa a trovarlo. “Quando ero nel convento di Maglie e Matteo nella sua fase terminale, spesso andavo a fargli visita. L’ho visto muoversi prima attraverso le stampelle, poi l’ho trovato sulla sedia a rotelle ed infine immobile sul letto, ma ogni volta che gli chiedevo ‘Come stai?’, lui con il suo solito sorriso mi diceva: Bene”.

Padre Antonino in queste sue visite lo confessava, come ebbe a ricordare:

“Gli ultimi tempi quando era molto malato e chiaramente non usciva più di casa, ogni tanto andavo a trovarlo. Lo confessavo e gli davo l’Eucaristia. Mai, mai si è lamentato della sua sofferenza. Qualche volta durante le confessioni per lo sforzo che faceva nel parlare vedevo che gli scendevano alcune lacrimucce. Una volta gli chiesi se soffriva molto e lui mi diceva piano piano sì, con un mezzo sorriso”.

Fu lui a ricevere l’ultima confessione di Matteo il 13 aprile 2009: “Ho incontrato l’ultima volta Matteo il 13 aprile, in quell’occasione l’ho confessato per l’ultima volta. Non poteva parlare, allora, conoscendolo, gli facevo delle domande e lui mi rispondeva con gli occhi”. La benedizione di padre Antonino accompagnò Matteo in Paradiso.

Ora sono insieme nella luce di Cristo Risorto, nella gloria dei Santi, con la Madonna che entrambi hanno moto amato. A padre Antonino va il nostro grazie per aver collaborato con la grazia di Dio a far crescere Matteo nell’amore verso il Signore, per averlo guidato con mano forte e sicura nella strada non facile della santità, per averlo preso per mano lasciando che Dio lo plasmasse e avergli insegnato ad abbandonarsi con amore alla sua volontà.

Francesca Consolini

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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