La gioia e la fede tra le braccia di Maria
“Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.” ( Gv. 19, 25-27).
Accogliere Maria con sé, nel proprio cuore, rispondendo così alle ultime parole di Gesù sulla croce, proprio come il discepolo da lui amato, è il sentiero battuto da tanti uomini e donne che, nel corso della loro vita, hanno cercato di corrispondere integralmente all’amore di Cristo, da essi percepito, per Grazia, con profonda intensità. È il percorso seguito da Matteo Farina, un giovane contemporaneo, che ha vissuto la sua breve e ordinaria vita testimoniando il Vangelo sempre e ovunque con una fede straordinaria, tanto fresca e gioiosa quanto profonda e luminosa.
UN RAGAZZO INNAMORATO DELLA VITA….
Matteo nasce ad Avellino il 19 settembre 1990 ma la sua famiglia è brindisina, pertanto trascorre la sua intera esistenza a Brindisi. Si direbbe un ragazzo come tanti che vive la normalità del quotidiano nell’affetto della famiglia e degli amici, a cui si aggiunge, negli ultimi anni della sua vita, l’amore puro, delicato e forte per una ragazza. Affronta gli impegni di studio brillantemente, con forte senso del dovere, presso l’istituto ITIS “E. Majorana” di Brindisi nella sezione di chimica industriale. Si dedica allo sport…. e poi c’è la passione per la musica, che gli consente di imparare a suonare diversi strumenti e lo muove a formare con alcuni amici una band musicale. Matteo, fortemente innamorato della vita, vive tutto ciò con gioioso e tenace entusiasmo, nonostante la manifestazione improvvisa di un tumore cerebrale, comparso quando egli ha solo tredici anni. Sarà questo male a portarlo alla morte il 24 aprile del 2009, dopo sei anni di malattia, in cui periodi di tranquillità si avvicendano a momenti di grande prova e sofferenza, a causa dei ripetuti interventi chirurgici e delle pesanti sedute di radio e chemioterapia. “Sballottato qui e là non ho mai perso la gioia di vivere. Sì, la gioia di vivere. Vivere la vita, perché la vita è bella!” sono le parole radiose che rifulgono tra le righe del suo diario iniziato a scrivere all’alba della malattia.
….UN RAGAZZO INNAMORATO DI DIO
La gioia di vivere di Matteo non nasce da un carattere allegro e solare, che pur gli appartiene, ma affonda le sue radici in qualcos’altro anzi in Qualcun Altro. In una preghiera a Gesù Bambino scrive“…La vera gioia di vivere, comunione con Te sempre nella gioia e nella sofferenza.” Matteo, educato alla fede da un ambiente familiare favorevole e iniziato sin da piccolo alla preghiera e all’ascolto della Parola, cresce maturando una rapporto di intimità sempre più profondo con il Signore, intuendo che la vera felicità nasce da esso, indipendentemente dai momenti gioiosi o difficili che la vita può offrire. Da qui il suo desiderio di essere sempre con Lui, di cercarlo senza sosta, nell’accostamento assiduo al Sacramento della Riconciliazione, per liberarsi dal peccato ossia dalla mancanza d’amore del cuore umano, unico ostacolo all’amore divino e a quella felicità vera, vissuta e pregustata nell’Eucaristia, anch’essa ricercata con frequenza. Matteo anela a Dio continuamente, inseguendolo nel volto dei fratelli, a cui sempre volge il suo sguardo sorridente, pieno di attenzioni e mai spento dalla sofferenza; desidera Dio nella ricerca incessante e serena della Sua volontà a cui poter aderire completamente senza opporre alcuna resistenza. Matteo è un ragazzo innamorato della vita perché è soprattutto un ragazzo innamorato di Dio. In questo rapporto d’amore ha un ruolo fondamentale Maria.
“TRA LE BRACCIA DELLA BELLISSIMA MADONNINA”
La spiritualità di Matteo è caratterizzata dalla profonda devozione per la “Madonnina”, come suole chiamarla lui. Questo vezzeggiativo, usato generalmente dai bambini, mostra la leggerezza, la purezza e l’umiltà di un animo profondo ed elevato che vuole conservare la semplicità dei piccoli del Vangelo: “sarebbe bello riuscire ad essere semplici come Dio ci vuole”. Così Matteo introduce una raccolta di poesie- preghiere che compone a 15 anni, quando già la malattia si è affacciata alla sua vita, mosso dal forte desiderio di evangelizzare che sempre lo contraddistingue. In quel vezzeggiativo (peraltro alquanto evocativo, che ricorda la statua della “ Madonnina”, così chiamata dai brindisini, incastonata nel Monumento al Marinaio, emblema della città di Brindisi) è racchiuso tutto il suo sentire semplice, umile e filiale nei confronti di Maria. Matteo, percependosi piccolo e fragile, affida il proprio cammino di vita e di fede alla Madonna, “come un bambino che impara a camminare, tra le braccia della bellissima Madonnina”. Più volte nei suoi scritti ritorna questo atto di affidamento di sé e degli altri a Maria; non a caso la preghiera da lui composta “Alla Madre Celeste” è un vero e proprio compendio della sua vita spirituale, morale e fisica: vivere nella semplicità con Dio e per Dio, nella lontananza dal peccato, abbandonandosi alla Sua volontà con fede salda e per niente intaccata dalla sofferenza.
“Maria, Tu, che nella tua estrema semplicità hai saputo vivere con Dio e per Dio; Tu, che nella tua apparente fragilità hai saputo schiacciare con forza il peccato; Tu, che con il tuo “Sì” hai accettato la volontà di Dio; Tu, che anche nella sofferenza non hai mai perso la fede; Tu, che hai racchiuso nel tuo Cuore Immacolato l’infinità di Dio. Tu, Madre di Dio, prega per noi, per chi soffre nell’anima e nel corpo. Prega per noi Maria, Madre Castissima. Ti voglio bene Madonnina, fiore celeste.”
MATTEO E IL SANTO ROSARIO
Matteo percepisce profondamente la materna e costante presenza della Madonna nella propria vita grazie alla preghiera continua e giornaliera del Santo Rosario. Questa preghiera, semplice ma profondamente contemplativa, lo aiuta a stare nel Signore, nel suo amore, nella sua Parola, nel suo pensare, tanto da maturare in sé gli stessi sentimenti di Cristo. Egli suole dire “quando penso, dico o faccio qualcosa, lo faccio pensando a come lo farebbe Gesù…”. Le azioni di Matteo nascono dalla contemplazione. Egli vuole conformarsi pienamente a Cristo, vuole affermare e vivere concretamente nella vita quotidiana quella somiglianza con Dio, ripristinata dal Battesimo e rinnovata continuamente dalla preghiera e dai Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Quale modo migliore per raggiungere tale obiettivo se non contemplando Gesù con gli occhi di Maria? “La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale… Nel percorso spirituale del Rosario, basato sulla contemplazione incessante – in compagnia di Maria – del volto di Cristo, questo ideale esigente di conformazione a Lui viene perseguito attraverso la via di una frequentazione che potremmo dire ‘amicale’. Essa ci immette in modo naturale nella vita di Cristo e ci fa come ‘respirare’ i suoi sentimenti. ”(Giovanni Paolo II, lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae). Matteo, che nel Rosario, alla scuola di Maria, sta con il suo Amato, penetrandone i segreti del Cuore, non si staccherà mai da questa forma di preghiera, iniziata in parrocchia sin dalla più tenera età e portata avanti fino agli ultimi giorni della sua vita. Decide perfino di incidere su Cd il Santo Rosario, da lui stesso recitato, per avere la possibilità di continuare a contemplare Cristo nel proprio cuore, tra le braccia di Maria, accompagnato dalla propria voce registrata, anche nei giorni in cui la stanchezza e la sofferenza causate dal male prendono il sopravvento privandolo della parola.
NEL CUORE DI GESÙ CON IL CUORE DI MARIA
L’amore che unisce Matteo alla Madonna cresce di giorno in giorno al punto che il giovane decide di consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria, iniziando la pia pratica dei cinque Primi Sabati del mese, proprio nel periodo in cui il giovane si ammala. Ancora una volta Matteo si pone tra le braccia di Maria e alla sua scuola per poter giungere a Gesù. Attraverso la devozione al Cuore Immacolato di Maria infatti comprende l’importanza dell’offerta di sé per la salvezza delle anime e la conversione dei peccatori. Matteo che si è sempre prodigato per strappare le anime dei fratelli, in particolare dei suoi coetanei, al deserto spirituale, privo di Dio, in cui amaramente li vede languire, decide di offrire se stesso. Lo fa non solo ogni primo venerdì del mese, in riparazione alle offese ricevute dal Sacratissimo Cuore di Gesù, ma si offre quotidianamente a Lui, fino ad arrivare all’estrema offerta di sé, in punto di morte, per la salvezza delle anime e la conversione dei peccatori. Ancora una volta Maria insegna a Matteo come conformarsi a Gesù, accompagnandolo non solo a vivere ma anche a morire secondo il Cuore di Cristo. Ancora una volta, l’ultima, Matteo, come il discepolo amato da Gesù, accoglie con sé Maria, sotto la croce di Cristo che fa sua nella propria croce.
Anna Rita Fiusco
L’Icona è dipinta da don Luca D’Agnano