04 Nov

XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

05 novembre  2017

Dal vangelo secondo Matteo 23,1-12

“ chi si umilierà  sarà esaltato”

“…Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno…Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente ….Ma voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro  Maestro e voi siete tutti fratelli …..Chi tra voi è  il più grande sarà vostro servo, chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.”

 

Il nostro brano evangelico riflette la tensione tra Gesù e i responsabili religiosi del popolo di Israele, una risposta severa, una decisa presa di posizione nei confronti di scribi e farisei che spesso si carica di accenti forti: Gesù è drastico contro l’idea di un potere esercitato in nome di Dio.

Nella prima parte del testo proposto oggi, Matteo anticipa in sintesi il giudizio di Gesù sui responsabili religiosi in Israele. Gli scribi erano esperti (‘teologi’) della Legge di Mosè, mentre i farisei appartenevano a un movimento spirituale di stretta osservanza della Legge.

I vv.4-7 ci presentano le due condanne relative all’azione dei maestri di Israele, essi:

  1. impongono sul collo dei loro discepoli un giogo di norme e tradizioni insopportabili (v.4),
  2. tutto il loro operato ha per fine di mettersi in mostra, per essere approvati circa la scrupolosa osservanza della Legge.

Gesù è ricorso alla parabole della vigna e del banchetto nuziale per dire il sogno di Dio: offrire la vita agli uomini. La risposta dei farisei è stata meschina, miope, dura.

Chi vuole essere discepolo di Gesù deve accettare la fatica quotidiana di vivere come Lui e in Lui. Da ciò deriva l’insegnamento che il ruolo di responsabili e maestri nella comunità ebraica e cristiana non può essere considerato come un prestigio né un vanto. Ha scritto S: Gerolamo. “Guai a noi, miserabili, che abbiamo ereditato i vizi dei farisei!”. Le situazioni denunciate da Gesù sono nostre, tutte, nessuna esclusa! Dobbiamo ringraziare Papa Francesco che ci mette continuamente in guardia da questi pericoli!

Nella seconda parte del discorso di Gesù (vv.8-10) sono raccolte alcune direttive per il gruppo dei discepoli, perché si comportino diversamente da scribi e farisei.

Abbiamo un triplice invito di Gesù ai suoi ascoltatori:

  1. non si facciano chiamare rabbi, padre, guida. Solo Dio è Padre, solo a Gesù spetta di essere guida (e non solo ‘rabbi’) dei cristiani;
  2. dunque, nella chiesa si è tutti e sempre reciprocamente fratelli in Cristo, figli dell’unico Padre che sta nei cieli, discepoli del Signore Gesù.

A conclusione del denso intervento di Gesù, Matteo riporta (vv.11.12) due detti ricorrenti anche altrove nei Vangeli:

  • la grandezza del servizio (cfr. Gv.13,1-17);

Dio umilia i superbi ed esalta gli umili (cfr. il Magnificat).

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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