28 Ott

XXX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

29 ottobre 2017

Dal Vangelo secondo Matteo  22, 34-40

“… Maestro nella legge, qual è il grande comandamento?. Gli rispose “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è grande e il primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.

Continua l’attacco dei farisei a Gesù.Sono attacchi cervellotici di chi non vuole incontrare la persona di Gesù. L’unico interesse del dottore della legge è quello di poter accusare Gesù.

La risposta di Gesù è la sua carta d’identità: egli annuncia il comandamento dell’amore come quello in chi tutta la ‘legge’ trova compimento. Gesù qui non separa l’amore di Dio da quello del prossimo, ma sembra quasi intendere il secondo come spiegazione del primo.

E’ Gesù la sintesi vivente della Legge e dei Profeti.

Matteo accenna all’intenzione del ‘dottore della Legge’ nel porre la questione a Gesù: voleva mettere alla prova l’ ‘ortodossia’ del profeta di Nazaret.

Esiste una gerarchia di priorità nella Legge ? I farisei infatti sostenevano che ‘tutta’ la legge doveva essere osservata nelle sue differenziate prescrizioni.

Nella sua sobrietà e precisione, il nostro evangelista ci dà un contesto storico significativo della ‘tentazione’ cui Gesù è sottoposto (v.35):

  • farisei e sadducei ‘si mettono d’accordo’ per cogliere Gesù in contrasto con la volontà divina, espressa del Decalogo e da tutta la Torà;
  • sia i farisei che i sadducei convergono su un punto comune, quello di avversare Cristo.

Amare Dio, per la Bibbia, vuol dire sostituire il suo volere al nostro, accogliendolo e facendone, nell’obbedienza, il principio del nostro essere e del nostro agire.

Amare Dio inoltre non vuol dire solo trasformarlo in oggetto del proprio amore, sostituendolo alle realtà mondane, ma, imitarlo, assimilarsi a Lui, posando sul mondo il suo stesso sguardo di misericordia e di perdono, facendo della sua gratuità il principio di costruzione e ricostruzione quotidiana delle relazioni umane.

Amare Dio e amare il prossimo diventano così sinonimi, perché si ama veramente Dio solo quando lo si imita nel suo amore per l’umanità.

Quando gli evangelisti fissarono per iscritto questo episodio storico – decisivo per l’identità del Cristo e del suo Vangelo- evidentemente miravano a ricordare alla cristianità nascente quale era il criterio distintivo del gruppo dei discepoli di Gesù.

Abbiamo un solo modo di amare: l’amore ai fratelli autentica il nostro amore per Dio, come afferma San Giovanni nella sua prima Lettera: “Chi non ama il fratello che vede, non può  amare Dio che non vede” ( 1 Gv. 4,20).

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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