28 Mag

PENTECOSTE A

 Gv.20,19-23

Nel cenacolo luogo dell’istituzione dell’Eucaristia, del perdono degli apostoli e del conferimento del potere di rimettere i peccati, lo Spirito Santo si presenta come forza che conduce ad accettare ogni sacrificio per diffondere il Vangelo..
Gli apostoli uscirono dal Cenacolo annunciando il Signore. La carità li spingeva, e perciò non rimasero fermi, sapendo che sarebbero stati colpiti, messi a morte. Se la carne si spaventava di fronte alla morte, non il loro spirito.
Gli apostoli uscirono coraggiosi dal Cenacolo per portare all’obbedienza del Vangelo le genti.
Un compito che senza lo Spirito Santo è impossibile. Impossibile condurre un uomo a dire “Gesù è Signore”, senza avere lo Spirito Santo. Impossibile “Dio ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano”, se non si è animati dallo Spirito Santo.
La distanza (che può apparire) abissale tra Dio e i discepoli del Cristo viene colmata proprio mediante lo Spirito Santo a Pentecoste. Perciò, il Dio cristiano è un “Dio vicino” sia per il mistero dell’Incarnazione, sia per la Pentecoste. Inoltre, affinché tutti siamo uno in Cristo Signore è necessaria l’azione dello Spirito che ancora oggi ci chiama ad una vita piena, libera dalle regole religiose che soffocano, aperta invece alle novità che fanno sbocciare la nostra anima come verità che ci fa camminare nella luce nuova che il Cristo è venuto a portare come via, verità e vita (Giovanni 14,6). Mistero veramente ammirevole quello delle “lingue di fuoco” che battezzano la Chiesa nascente. Sì, la Chiesa ha un suo battesimo nello Spirito. L’amore di Dio trascende ogni logica mondana per sigillare questo patto con la Chiesa perché essa porti ovunque il Suo messaggio di fede, di carità, di speranza e di pace. Chiediamo a Maria, che presiedeva la preghiera nel Cenacolo, di intercedere per noi presso Dio, affinché anche noi possiamo uscire dai cenacoli, nei quali titubanti siamo trincerati a porte chiuse, per annunciare Cristo Signore, Figlio di Dio, Salvatore del genere umano.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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