02 Dic

I Domenica di Avvento – Anno B

03 dicembre 2017

Dal Vangelo secondo Marco 13,33-37

“… Vegliate poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati…”.

Come comunità cristiana, con la I Domenica di Avvento riprendiamo a scandire le tappe della storia della salvezza, affinché anche questa nostra storia sia luogo dove si attuano e si prolungano le meraviglie operate del Padre nel Signore Gesù, crocifisso e risorto.

Il tempo di Avvento, che inizia con l’invito a vegliare, è il tempo della più vera e profonda delle nostalgie che il cuore umano sente, a volte senza sapervi dare il vero nome: la nostalgia di Dio. Si tratta di abitare la notte acuendo lo sguardo spirituale, lottando contro  la pigrizia, vigilando.

Nell’indicare le ore della veglia, Marco ci segnala anche le modalità di questa attesa:”Non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino” (v.35). Si tratta infatti delle ore che scandiscono la passione di Cristo : alla sera l’ultima cena (Mc.14,7), nella notte l’agonia e il tradimento, all’alba la condanna (Mc.15,1) e la risurrezione (Mc.16,2).

Così la storia umana risulta segnata dal mistero pasquale, è scandita dalla forza della morte e risurrezione di Gesù che la  orienta, la sostiene e la alimenta, e di cui noi, comunità cristiana, siamo segno e frutto.

Ogni credente è chiamato a riconoscere nella  vita propria e della comunità, nella storia e nel tempo, l’irrompere della salvezza di Cristo. Attendiamo vigilanti il compimento di un inizio che è già all’opera qui e ora. Dio è fedele e viene, ma i tempi e i modi restano a lui.

La buona notizia di un Dio che si volge verso di noi e ci viene incontro, ci invita a considerare la nostra fede prima di tutto come un dono ricevuto dall’alto, dai ‘cieli squarciati’. E che sia proprio così lo dimostra il Natale che tra poco celebreremo.

Dobbiamo dunque vivere nella vigilanza ricordando ciò che Cristo ha fatto, e attendendo ciò che farà. Attenti al presente, ma senza dimenticare a quale costo fu acquistato e senza dimenticare che è ancora incompleto. Camminiamo infatti verso ‘il Dio che viene’. L’atteggiamento richiesto è di una serena accoglienza che si traduce in fattiva collaborazione. Non c’è quindi paura per l’oggi o il domani, ma la consapevolezza che a noi Dio affida i suoi beni più preziosi, la creazione redenta, la storia, e ci rende corresponsabili di quanto ha di più prezioso.

La Chiesa ci fa iniziare fiduciosi il tempo di Avvento: tempo della speranza, prima ancora che dell’attesa del ritorno di colui la cui assenza fa soffrire chi resta, tempo dello sguardo che scruta l’orizzonte senza smarrirsi, fiducioso in un incontro promesso, che non deluderà.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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