04 Nov

S. Teresa di Lisieux e Matteo Farina: Granellini d’infinito – 2^ Parte

TERESA E MATTEO, BAMBINI “SPENSIERATI”

La semplicità che Matteo cerca “È il sorriso di un bambino felice e spensierato”, come afferma nella preghiera “La Semplicità”, ed è cosi che Teresa esorta a vivere, come un bambino che non si inquieta per nulla perché ha tutto dal proprio padre e che ha come unico impegno quello di fargli piacere: “Perciò sono rimasta sempre piccola, senz’altra occupazione che di cogliere fiori, i fiori dell’amore e del sacrificio e offrirli al Signore per suo piacere”. Far piacere a Dio è fondamentale nella vita di Teresa come in quella di Matteo, “Come posso essere migliore? Come piacerti?” chiede Matteo. “Se rimani sempre fedele al proposito di piacergli nelle piccole cose, egli si troverà obbligato ad aiutarti nelle grandi…”. Ecco la soluzione di Teresa, condivisa e messa in pratica da Matteo: “Forse è bene cercare la volontà di Dio nella semplicità di ogni giorno” (Matteo). La spensieratezza del bambino è tale perché nasce dalla fiducia e dall’abbandono alla volontà di Dio, che insieme al desiderio di piacerGli, portano Teresa a voler essere una pallina che Gesù Bambino, a suo piacimento, può prendere in mano per giocare o gettare via, e poi ancora riprendere. Stessa immagine la troviamo in Matteo che all’inizio del suo calvario scrive: “Sballottolato qui e là non ho mai perso la gioia di vivere”.

La spensieratezza del bambino, secondo Teresa e Matteo, non è superficiale, ma responsabilizza ed impegna nella concretezza, perché richiede il compito, non facile, di amare Dio in tutte le piccole azioni quotidiane e ordinarie. Questo fa Teresa nel suo convento e questo fa Matteo in casa, a scuola e con gli amici. Amare Dio nelle piccole cose comporta anche uno sguardo profondo che Lo cerchi e Lo trovi in ogni realtà, anche minima. Amarlo vuol dire fare ogni cosa per far piacere non a sé stessi ma a Lui. Ecco che i Nostri si abbassano, si fanno piccoli e combattono, nella semplicità, il proprio ego, sempre, nella gioia come nella prova, nel tempo libero come nel dovere.

AMARE GLI ALTRI NEI PICCOLI GESTI

I piccoli gesti quotidiani con cui amare Dio riguardano soprattutto i fratelli. Teresa sa che Dio guarda più all’intenzione che alla grandezza dell’atto, pertanto le piccole azioni fatte per amore sono quelle che più affascinano Gesù, che lo prendono “Dalla parte del cuore”. Matteo è consapevole di ciò e per questo il suo timore è di fare questi piccoli gesti senza concentrazione, in automatico, rischiando di sentirsi “Estraneo all’amore”. Ha paura di non essere spontaneo nell’amore, di viverlo come un dovere. Questo amore non sentito lo ha vissuto anche Teresa che arriva a sperimentare che “Basta un atto d’amore, sia pure non sentito, e tutto è riparato e migliore di prima”. Teresa e Matteo vivono le relazioni nella tenace semplicità di questi piccoli gesti d’amore, stando attenti sempre all’altro e mai a sé stessi. Ecco dunque che entrambi, seppur già nella prova, si preoccupano di allietare chi sta loro vicino, specie se afflitto dalla sofferenza fisica, psichica o spirituale. “Una parola, un sorriso amabile, bastano spesso perché un’anima triste si espanda” (Teresa). Matteo, a chi come lui è nella prova, esortandolo all’abbandono, dice “Tornerai allora a splendere del Suo amore, donando anche una carezza, un sorriso, il tuo piccolo contributo per aiutare chi è come te nella difficoltà, nella fatica; portalo da Dio … Risorgerà anche lui con il Nostro Signore ad una vita d’amore”.

AMARE GLI ALTRI NEI GRANDI DESIDERI

Per due anime desiderose d’Infinito, amare gli altri nel quotidiano vuol dire amarli e renderli felici per l’eternità, ecco allora che i piccoli semplici gesti, i fiori ed i sacrifici che fanno piacere a Gesù servono a riparare e a salvare le anime. Teresa e Matteo si spendono ogni giorno, fino alla fine, in questo martirio del cuore. Teresa, in contemplazione davanti ad un crocifisso, percepisce fortemente la sete che Cristo ha delle anime; Matteo inizia ad avvertire la medesima sete, che negli anni sarà sempre più forte, nel sogno con Padre  Pio, in cui viene esortato a far capire agli altri la necessità di una vita senza peccato, per poter stare un giorno tutti insieme in Paradiso. Questa sete di anime si concretizza non solo nell’offerta di sé, ma anche nel desiderio di evangelizzare, di far conoscere l’amore di Dio, “Amare Dio e farlo amare”. Anche in questo i loro desideri sono immensi: Teresa, “ l’Amore nel cuore della Chiesa”, vuole annunziare il Vangelo fin nei posti più remoti dall’inizio fino alla fine del mondo. Matteo vuole essere un virus che contagi tutti con la malattia dell’amore; un fiume d’amore che trascini tutti con sé verso Dio; un specchio limpido che rifletta la Luce di Dio nel cuore di ogni uomo. Matteo, per le anime, sente quello che la stessa Teresa definisce il “Martirio dei desideri”, tanto da arrivare a dire: “Vorresti gridare al mondo che faresti tutto per il tuo Salvatore, che sei pronto a soffrire per la salvezza delle anime, a morire per Lui. Avrai modo di dimostrargli il tuo amore…”.

TERESA E MATTEO, BAMBINI MISSIONARI E GUERRIERI

“Ah! Come è bella la vocazione del Bambino. Non è solo una missione che deve evangelizzare, ma tutte le missioni. E come può farlo? Amando, dormendo, gettando fiori a Gesù quando sonnecchia. Allora Gesù prenderà questi fiori, e comunicando loro un valore inestimabile, li getterà a sua volta, li farà volare in ogni direzione, oltre ogni confine, e salverà le anime con i fiori, con l’amore del Bambino, il quale non vedrà nulla, ma sorriderà sempre, anche attraverso le lacrime!…(Che meraviglia un bambino missionario e guerriero!)” (Santa Teresa di Lisieux).

In queste parole vi è tutta Teresa, ma anche tutto Matteo: il desiderio di portare Dio agli altri, l’amore, l’abbandono e la fiducia in Dio, la piccolezza, la semplicità, l’offerta, il perenne sorriso anche nella sofferenza, ed infine il temperamento determinato e audace del combattente. Il combattimento ha accompagnato sempre sia Teresa che Matteo. La loro è stata un battaglia per salvare le anime a “colpi di spillo” come direbbe Teresa. Un combattimento, che non avviene solo con l’offerta della sofferenza fisica, che pur è stata grande, ma si affronta e si vince soprattutto con la consumazione di un martirio quotidiano, quello del cuore, nascosto agli occhi di tutti e per questo più efficace, perché più gradito a Dio. Matteo soffre ogni giorno a causa dell’assenza di fede (specialmente nei giovani) che vede intorno a sé : “Sono in mezzo a tanta gente che non crede in Te” lamenta sofferente. Vivendo nel mondo è seduto alla “Tavola colma di amarezza dove mangiano i poveri peccatori”, come la chiama Teresa, a cui la stessa, nel chiostro, partecipa attraverso il buio della fede, “la notte del nulla” degli ultimi mesi di vita. Entrambi, seppur in modo diverso, sperimentano la tristezza ed il vuoto causato dall’assenza di Fede e dal rifiuto di Dio sempre più dilagante tra gli uomini. Tuttavia perseveranti, continuano a lottare tra le spine che pungono e lacerano il cuore, spine che, come constata Teresa, spesso circondano i puri di cuore, i gigli prediletti di Gesù. “…Voglio  scalare il tuo monte, tra petali e spine, per arrivare un giorno alla vetta; dove non esiste né peccato né sofferenza, ma solo il Tuo Amore Infinito”, dice Matteo. Ma la scalata verso il Cielo può riuscire solo raccogliendo e offrendo le spine come fa notare Teresa: “Non perderne neppure una delle spine che incontri ogni giorno. Con una sola di esse puoi salvare un’anima!”. Teresa e Matteo non vogliono raggiungere il Paradiso senza trascinare con loro le piccole anime dei poveri peccatori. Questo sarà il desiderio infinito che i due Bambini missionari e guerrieri porteranno con loro nell’eternità:

Se Dio misericordioso esaudisce i miei desideri, il mio paradiso trascorrerà sulla terra fino alla fine del mondo. Sì, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra… Non potrò godere del mio riposo finchè ci saranno anime da salvare… Il mio cuore trasalisce a questo pensiero…” (Santa Teresa di Lisieux).

Mio Dio ho due mani, fa che una sia sempre stretta a te….e l’altra mano, ti prego, se è tua volontà, lasciala cadere nel mondo…perché…anche chi non crede possa conoscerti attraverso me”. (Servo di Dio Matteo Farina).

Anna Rita Fiusco

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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