Buon compleanno e buon cammino verso la santità, Matteo, Servo di Dio!
“Il 19 settembre di ventisei anni fa nasceva ad Avellino Matteo, dono per la famiglia Farina e per la comunità cristiana, che avrà in lui una testimonianza fulgida di vita evangelica…”
Queste le parole di apertura della solenne celebrazione dei Vespri che hanno preceduto l’avvio della prima sessione del Processo diocesano informativo sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Matteo Farina. Parole pronunciate dal notaio ad actum Don Stefano Bruno, che è così intervenuto non appena terminata la recita del Santo Rosario, guidata da Maria Giuseppa Bafaro, presidente diocesano dell’Apostolato della Preghiera, attore della causa di beatificazione.
In una chiesa gremitissima già dal primo pomeriggio, in un surreale raccoglimento che paradossalmente andava crescendo man mano che la folla dei fedeli aumentava e occupava ogni ordine di posti, la recita dei Misteri della Gioia, accompagnata dalla lettura di alcuni scritti del Servo di Dio, ha mirabilmente predisposto gli animi alla preghiera, ponendo tutto l’evento sotto la protezione della “Madonnina, Fiore Celeste” come amorevolmente viene invocata da Matteo nelle sue preghiere. La recita dei Vespri a cori alterni, eseguita dalle centinaia di voci dei fedeli presenti, sembrava il mormorio crescente delle acque di un fiume che si gonfia pronto per la piena. Come non pensare, in quei momenti, alle parole di Matteo: “Risollevami, così che io sia un fiume d’amore, che possa trascinare tutti con me, e tutti insieme possiamo camminare verso te.”
L’Arcivescovo, piacevolmente sorpreso e confortato da una presenza così numerosa ed entusiasta di fedeli che ha reso insufficiente anche un Santuario così imponente, è intervenuto con alcuni brevi ma profonde riflessioni sull’importanza del valore della sofferenza, che Matteo ha ben conosciuto e saputo testimoniare, in netta contrapposizione con un mondo che ormai la rifiuta, preferendo ad essa la morte anche nelle sue espressioni estreme ed aberranti come l’eutanasia.
A conclusione dei Vespri è stato cantato, per la prima volta, l’inno di Matteo: “Con gli occhi al cielo” composto dalla giovanissima Michela Cezza. Gli occhi di tutti erano rivolti a quel pezzetto di Cielo che si è vissuto sulla terra nel momento solenne e sublime del giuramento dell’Arcivescovo, del Tribunale ecclesiastico e della Postulatrice.
L’ Arcivescovo, subito dopo l’insediamento del Tribunale, ha voluto precisare che l’Organo Ecclesiastico appena costituitosi rimane solo uno strumento per raccogliere e certificare le testimonianze e che vero protagonista attivo nel promuovere e portare avanti la Causa è soltanto il popolo di Dio, cioè tutti quei fedeli che testimonieranno nei prossimi mesi sulla vita, le virtù e la fama di santità di Matteo.
Dopo la recita della preghiera per la Beatificazione del Servo di Dio è intervenuta la presidente dell’apostolato della preghiera, ispirandosi ad alcuni scritti di Matteo :…”Con gli occhi al cielo, nostra patria, ringraziamo Dio, nostro Padre, per averci donato Matteo, che con la sua vita luminosa di virtù, ci incoraggia a essere senza peccati, cioè santi e felici sulla terra per stare tutti insieme in Paradiso…”
Subito dopo, nel suo intervento conclusivo, la postulatrice, dottoressa Francesca Consolini, ha confidato all’assemblea dei presenti che, nella sua ormai trentennale esperienza professionale, non ha mai visto chiese così gremite all’apertura dei processi come nel caso dei santi giovani, del resto anche l’Arcivescovo aveva esclamato poco prima che era bastato il nome di Matteo per riempire all’inverosimile la chiesa!
Questo ci deve portare a una profonda riflessione: dal punto di vista umano che cosa può aver costruito un ragazzo morto ad appena 19 anni? Nulla! Quante persone può avere incontrato nel suo breve passaggio terreno? Pochissime!
Ma quanto deve aver costruito davanti a Dio e quanto ha inciso nei nostri cuori per vederci tutti qui presenti!
A questo proposito la dottoressa ha anche citato il brano evangelico del capitolo 11 di Matteo: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli…”
La postulatrice ha infine dato appuntamento a tutta l’assemblea alla chiusura della fase diocesana del processo, presumibilmente entro pochi mesi, che si svolgerà in forma ancora più solenne e suggestiva, esortando tutti i presenti a ritrovarsi di nuovo tutti e anzi ad essere ancora più numerosi, facendo nostro l’insegnamento di Matteo di: “infiltrarci tra gli altri come un virus per contagiarli di una malattia senza cura, l’Amore”!
Era proprio la missione di Matteo in vita, ma ancora di più lo è diventata dal giorno della sua nascita al cielo, essere uno specchio della Luce di Dio. Del resto quando ci si avvicina alla spiritualità di un santo, la nostra anima ne rimane profondamente e indelebilmente toccata e non può fare a meno di testimoniare agli altri l’amore che ha ricevuto fino al giorno in cui ci rincontreremo tutti insieme nella nostra patria celeste.
Mio Dio ho due mani, fa che una sia sempre stretta a te
sicché in qualunque prova io non possa mai allontanarmi da te,
ma stringerti sempre più;
e l’altra mano, ti prego, se è tua volontà, lasciala cadere nel mondo…
perché come io ho conosciuto te per mezzo di altri
così anche chi non crede possa conoscerti attraverso me.
Voglio essere uno specchio, il più limpido possibile, e, se è la tua volontà,
riflettere la Tua luce nel cuore di ogni uomo.
Grazie, per la vita. Grazie, per la fede. Grazie, per l’amore. Sono tuo!
Matteo Farina