25 Nov

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

26 novembre 2017

SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO

Dal Vangelo secondo Matteo 25, 31-46

“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui,  siederà sul trono della sua gloria…. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo ….. Poi dirà anche a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli …… E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti invece alla vita eterna”.

Il Vangelo che la liturgia ci presenta in quest’ultima domenica dell’anno liturgico, descrive con immagini suggestive la presenza di Cristo re-pastore, in veste di giudice finale: il suo giudizio non riguarda le imprese straordinarie compiute dagli uomini, ma quelle quotidiane di amore e di misericordia nei riguardi di affamati, assetati, forestieri, nudi, ammalati e carcerati.

La lettura del vangelo secondo Matteo ci ha condotti all’ultimo giorno, nel quale il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria. E’ Cristo, Re dell’universo che viene, che ci convoca. E’ il giorno in cui nessuno può chiamarsi fuori: nello sguardo di Cristo che incontra il nostro sentiamo la verità del nostro essere uomini; lo sguardo di Dio fa emergere il bene e il male che abitano nel cuore di ogni uomo. Solo lo sguardo del Signore può bruciare in noi ciò che è contrario all’amore!

Se il giudizio di Dio è il suo sguardo che vede ciò che abita nel cuore, esso smaschera ciò che non abbiamo voluto vedere.

Nella notissima pagina evangelica  vediamo in primo piano il Cristo pastore diventato giudice delle genti, ma vi è un secondo piano indimenticabile: la quadruplice rievocazione dei  più piccoli tra i fratelli di Gesù, secondo sei forme di povertà.

In una prima sezione del nostro brano (vv.31-33) viene richiamata la grande convocazione delle genti davanti al ‘trono di gloria’ del giudice divino. Presso il re della gloria sono accolte tutte le genti.

Secondo la concezione orientale e biblica, la tipologia simbolica assegnata a destra e sinistra corrisponde al bene (destra) e male (sinistra). Il re ora proclama benedetti dal Padre suo coloro che hanno praticato le sei “opere di misericordia” (vv.34-40). Di segno opposto è la sentenza del re e giudice su coloro che non hanno praticato le “opere di misericordia”  verso i poveri, e perciò verso il Signore (vv.41-45).

La nostra pagina evangelica ci porta ad aprire gli occhi sulle povertà di sempre, sapendo che il Signore non solo è dalla parte dei poveri, per proteggerli, ma si identifica con loro e li considera suoi fratelli privilegiati.

Non è casuale che la liturgia abbia collocato il brano di Matteo sul giudizio finale a conclusione dell’anno liturgico, che richiama alla mente la conclusione della nostra esistenza. Il brano risponde ad un’aspirazione comune e ad un interrogativo. L’aspirazione comune è di sentirci dire dal giudice come al servo della parabola:” bravo servo buono e fedele… entra nella gioia del tuo signore”. Ma, come meritarci tale approvazione? Il Vangelo risponde con una semplicità disarmante: la carità verso il prossimo, e in particolare la compassione verso i poveri e i sofferenti sono condizione indispensabile per  essere approvati dal giudice divino e per entrar definitivamente nel Regno.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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