16 Nov

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

17 novembre 2019
Dal Vangelo secondo Luca, Capitolo 21, versetti 5-19

“ Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate”

Lo schema del Vangelo che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione è il seguente:
una questione introduttiva (versetti 5-7), cui segue l’indicazione di due segni premonitori della fine: il primo è la presenza dei falsi profeti e delle guerre (vv. 8-11) e il secondo è la persecuzione dei discepoli (vv. 21-19).
Il brano è ambientato nel Tempio, dove Gesù sta insegnando: davanti allo spettacolo della bellezza del Tempio, che era quasi nuovo al tempo di Gesù, Egli si fa profeta, in linea con gli antichi profeti.
Però ora la gloria di Dio abita in Gesù, che è il vero Tempio, formato da tutti coloro che accolgono la Parola di Dio.
Gesù non risponde alla domanda dei suoi ascoltatori, che gli chiedono quando avverrà la distruzione del tempio, che egli preannuncia, ma mette in guardia su come attendere il ritorno del Signore, e su come prepararsi a quell’evento, di cui la distruzione del Tempio è solo un segno.
Il versetto 8 mostra la preoccupazione di Luca, che teme che i cristiani pensino vicino il momento della fine e la manifestazione del regno di Dio nella gloria. Ma ciò provocherebbe la fine dell’attesa e della speranza, e dunque, in ultima analisi, una crisi di fede. Luca fa una netta distinzione tra i ‘segni’ e la fine: egli lascia intravedere che tra gli uni e l’altra passerà un lungo tempo; si profila così la realtà del tempo della Chiesa, al quale Luca, tra tutti gli evangelisti, si è particolarmente interessato. Le guerre, le rivoluzioni, i terremoti, le carestie sono il segno che questo mondo passa, sta andando comunque verso la fine; ciò deve richiamarci all’urgenza della conversione, a tenerci pronti, perché il Signore viene.
Gli eletti saranno perseguitati come il loro Maestro: i discepoli di Gesù non si devono lasciar intimorire da quelli che possono uccidere il corpo e non possono fare più nulla¸la loro vita è presso il Signore, e invece di esserne separati, saranno ancora più uniti a Lui! Perdendo la vita la si ritrova (v.18). così, paradossalmente, Gesù vuol invitare i discepoli alla fiducia:” con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (v.19). Il termine perseverare può essere inteso come una ‘pazienza’ che si fa operosa nella testimonianza, nel giusto distacco dalle cose, nella carità.
Nasce così la prospettiva della salvezza finale.
All’avvicinarsi del tempo di Avvento, il vangelo di oggi ci invita a recuperare la dimensione personale e comunitaria del nostro andare incontro al Signore, della vita terrena che finisce, e dei ‘segni’- datici dal Signore come richiamo- che ci ricordano queste verità.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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