10 Nov

XXXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

11 novembre 2018

Mc. 12, 38-44

… Venuta una vedova povera vi getto due monetine … Allora, chiamati a sé i suoi discepoli disse loro: “in verità io vi dico:  questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri…”

Siamo negli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, ma il Maestro non cessa di insegnare.

Il brano è ambientato nella zona del tempio, nel primo cortile che si incontrava quando vi si entrava: cortile delle donne.  Si trattava del passaggio obbligato per tutti coloro che volevano accedere ai cortili più interni, quelli degli uomini e dei sacerdoti.

Gesù si trova nel primo cortile e passa il tempo a guardare, e dal suo osservatorio vedeva passare la folla che gettava monete nel tesoro, e tra questa “tanti ricchi ne gettavano molte” (v.41).

Tra gli altri arriva anche “una vedova povera”, e dire vedova significava identificare una persona posta in fondo alla classe sociale e ai margini della vita civile.  Il severo monito dei profeti a rispettare le vedove (cfr. Ger. 22,3) dimostra quanto questa categoria, insieme a quella degli orfani e degli stranieri, fosse particolarmente esposta ai soprusi.

Ora Gesù si mette dalla parte della vedova, che vede davanti al tesoro mentre offre del denaro: “due monetine, che fanno un soldo” (v. 42). Questa offerta è tanto piccola da apparire insignificante, e umiliante rispetto alle tante monete gettate dai ricchi. Gesù però rende pubblico un gesto destinato a rimanere avvolto nel silenzio. Egli chiama a sé i discepoli, i quali poi parleranno al mondo di questa vedova di cui non conoscono il nome e il cui gesto sarà predicato come esempio di generosità senza limiti.

Puntando più sulla qualità che sulla quantità, Gesù ne valorizza, oltre che la generosità, la purezza di intenzione e spiega: “Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva per vivere” (v. 44).

L’aver dato due monete era segno della sua generosità eroica, perché era ‘tutto quello che aveva per vivere’, che letteralmente andrebbe letto “tutta la sua vita”, cioè tutto ciò che possedeva, tutto il suo sostentamento.

Il racconto mette bene in evidenza quel sacrificio silenzioso, quell’abbandonasi fiduciosamente alla bontà di Dio. Così la vedova propone un’alternativa al concetto ordinario di ricchezza, e cioè la fiducia in Dio, una ricchezza che nessuno potrà mai toglierle.

L’apparire e l’essere è il tema che accomuna le due parti del nostro brano evangelico. Gesù chiede di staro sotto lo sguardo di Dio, non di cercare l’approvazione degli uomini né di lasciarsi sedurre dalle apparenze. Attraverso l’episodio della vedova Gesù ci educa alla libertà dal denaro e dalle cose in genere, per riservare attenzione e impegno a ciò che ha una durata perenne.

La povera vedova è figura della chiesa. Una chiesa che nella povertà ha la sua ricchezza. Ogni credente è  interpellato su come egli dona!

 

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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