06 Nov

XXXII Domenica anno C

Dal Vangelo secondo Luca 20, 27-38

Il vangelo odierno ci propone il motivo della speranza nella risurrezione: per la fede Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi. Dio è tale perché sta dalla parte della vita, crea la vita, ridona la vita.

Il nostro testo riporta il ricordo, certamente storico, di una disputa di Gesù con i sadducei sulla risurrezione. Esso è diviso in tre parti:

v.27: i sadducei che sono negatori della risurrezione,

  1. 28-33 : sviluppo della problematica,

vv.34-38 : risposta di Gesù.

Dei sadducei, che appaiono qui gli avversari di turno di Gesù, poco si sa: sono tradizionalisti aristocratici, benestanti e conservatori, in antitesi ai farisei, fautori di una cultura rigorosa e più moderna.

Per loro non esiste risurrezione o ricompensa escatologica, non credono negli angeli o nei demoni, inoltre pensano che bene e male siano in mano all’uomo: ciascuno è artefice della propria fortuna o sfortuna.

Il caso imbastito qui dai sadducei si conclude con una domanda che dovrebbe mettere in difficoltà Gesù: “La donna alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette i mariti l’hanno avuta in moglie!” (v.33). La domanda non fa che riproporre la solita difficoltà dell’uomo  di tutti i tempi quando pensa alla vita futura.

Gesù ricorda ai suoi interlocutori che il mondo futuro è il mondo di Dio, una dimensione non rappresentabile, e accessibile solo alla fede. Emerge dunque anche per noi una domanda: per chi vivo? Perché vivo? Grazie a cosa vivo?

Come in tutte le altre controversie, Gesù orienta lo sguardo dei suoi interlocutori verso il mistero di Dio e cita, come vertice della rivelazione  del volto di Dio, il passo del roveto ardente, dove il Signore si qualifica come “il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe”. E conclude: “Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui” (v.38). E’ il Dio che salva al di là della morte, perchè è potente e fedele.

Per il ‘Dio fedele’ ogni uomo è oggetto di amore e cura personale, proprio perché ‘figlio di Dio’, come dice proprio il v.36 del nostro brano:” Poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio”.

La posizione assunta da Gesù manifesta proprio la continuità con l’Antico Testamento. Continuità non significa però identità, perché l’evento della risurrezione segna il punto di superamento del Nuovo Testamento rispetto all’Antico.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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