XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
6 ottobre 2019
Dal Vangelo secondo Luca, Capitolo 17, versetti 5-10.
“ Signore, aumenta la nostra fede “
L’odierno brano evangelico è collocato da Luca nel corso del viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Nei versetti immediatamente precedenti ai nostri, Gesù aveva messo in guardia i discepoli contro gli scandali e li aveva invitati al perdono fraterno: Il fatto che si rivolga ora agli apostoli, dopo aver parlato ad un uditorio più vasto, segna il passaggio ad un argomento fondamentale. Su tratta infatti della fede. Gli apostoli chiedono a Gesù “Aumenta la nostra fede” (letteralmente “aggiungici fede”. La risposta di Gesù lascia nel dubbio: “Se aveste fede!…”(v.6). Gli apostoli si rendono conto di non avere fede. E sarà la grande prova della Passione a saggiare duramente la loro fede, poi si convertiranno, alla luce della Pasqua, con il dono dello Spirito.
Gesù, in Lc.18,8, si pone questa domanda:” Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà fede sulla terra?”. Accostando al testo di oggi, impariamo che tutto si gioca sulla fede, e quando essa ci sarà, debole e piccolo seme, dovrà essere continuamente sanata e guarita.
Nella catechesi che Luca vuol presentare circa il viaggio di Gesù a Gerusalemme, la richiesta degli apostoli (vv.5-6) introduce una lezione fondamentale: anche per loro la fede è dono di Gesù, un dono che tutti devono domandargli.
La risposta di Gesù mostra la potenza della fede: per piccola che essa sia, il credente può con una sola parola sradicare un sicomoro e trapiantarlo nel mare. Gesù non dà una ricetta per fare dei miracoli: Egli di fatto non ha mai trapiantato un sicomoro nel mare, ha fatto miracoli solo per salvare, mai per creare una meraviglia inutile e assurda. Egli, con una immagine paradossale, vuol dirci che niente è impossibile alla fede. E quando Luca scrive questa frase, pensa sicuramente all’efficacia della fede degli apostoli, che ha già riempito il mondo con la predicazione del vangelo.
La parabola che segue (vv.7-10), prolunga la lezione del primato della grazia. Gesù mostra che lo schiavo, dopo tutto il suo sforzo, non ha alcun diritto da far valere davanti al suo padrone.
Il versetto 10 è il culmine della parabola: gli apostoli allo stesso modo devono riconoscersi inefficaci (= servi inutili) davanti a Dio. La fedeltà del buon servitore sarà ricompensata, ma bisogna riconoscere che essa non esiste che grazie all’iniziativa del Signore, che la suscita, la guida e la porta a compimento.
Quando abbiamo dato tutto di noi: le nostre forze, il nostro tempo, i nostri beni e persino la nostra vita, e gratuitamente, abbiamo fatto solo quello che dovevamo fare. Però allora saremo pienamente realizzati, davvero uomini e donne fatti simile al ‘servo’ Gesù, che è l’ideale dell’uomo, perché è stato pienamente uomo. “Ecco l’uomo !” è stato detto di Lui.