01 Ott

XXVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

27 settembre 2020

“Un uomo aveva due figli…”

dal Vangelo secondo Matteo, Capitolo 21, versetti 28-32

Due sono i temi che dominano il brano del Vangelo  proposto oggi alla nostra riflessione:

  • quello dell’opposizione tra il “dire” e il “fare”,
  • quello del pentimento-conversione, motivato della fede-obbedienza.

Oltre ai suoi contemporanei, Matteo si rivolge a noi, perché ognuno di noi è invitato anche oggi a scegliere per il regno o contro di esso, ad accettare cioè, o a rifiutare la grazia di lavorare nella vigna del Signore.

Va sottolineata l’estrema sobrietà del racconto. Con c’è alcun particolare inutile o che distragga l’attenzione da ciò che è essenziale.

Il primo figlio risponde “sì”, ma non va a lavorare nelle vigna (v.29); il secondo risponde “no”, ma ci va (v.30).

Sorge allora la domanda: “Chi dei due ha fatto la volontà del padre?”. Senza esitare gli uditori di Gesù rispondono: “il primo” Gli Israeliti (cfr. 1 Sam.15,22) sanno bene che l’ubbidienza non consiste in belle parole, ma nel compimento effettivo di quanto Dio chiede. Su questo punto la prospettiva cristiana coincide col giudaismo: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt.7,21).Ai suoi ascoltatori che gli hanno risposto :”L’ultimo ha fatto la volontà del Padre” (v.31 a), Gesù dichiara: “ In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano davanti nel regno di Dio” (v.31 b). Si tratta delle due categorie che rappresentano ‘i peccatori professionisti’. Di fronte ad essi gli interlocutori di Gesù si sentono giusti, poiché eseguono i comandamenti di Dio e le prescrizioni della tradizione ebraica.

La dichiarazione forte e paradossale del versetto 31b, dice che Gesù non accetta la loro identificazione delle prescrizioni della Legge con la Volontà di Dio. Per lui la volontà di Dio non si identifica con la legge, ma coincide col messaggio del Vangelo, col suo appello alla conversione, che, unica, consente l’ingresso nel Regno di Dio.

Non è possibile eludere le esigenze del vangelo col pretesto di essere fedeli all’osservanza della Legge!

I pubblicani e le prostitute ‘vi passano avanti’ o ‘vi precedono’, cioè entrano nel Regno al vostro posto: loro vi entrano, voi no!

Matteo vuol dirci che quelli che vivono nel ‘sì’ sono gli anziani del popolo e i sacerdoti che si sentono ‘a posto’, a differenza di coloro che vivono nel ‘no’ (i pubblicani e le prostitute), ma che possono fare spazio al Vangelo ed entrare così nel Regno.

La nostra parabola vuol dimostrare che l’ubbidienza non consiste nel dire ‘sì’, ma nel fare ciò che è richiesto. L’ubbidienza è risposta personale a un Dio che chiama.

Con il versetto 32 si passa dal tema dell’obbedienza a quello della fede. E’ qui messo in evidenza l’unico, vero contrasto: quello tra il sì della fede e il no dell’incredulità.

L’obbedienza a Dio è possibile solo riconoscendo, mediante la fede, la Sua volontà, che si manifesta nella sua Parola che offre il Regno, cioè la vita.

 

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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