XXIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
16 settembre 2018
Mc. 8, 27-35
“… La gente chi dice che io sia? … Ma voi chi dite che io sia? … Pietro gli rispose:” Tu si il Cristo”.
Siamo di fronte alla vicenda di Gesù giunta ad una svolta decisiva e critica. Termina la sua presenza in Galilea, ricca di incontri e di segni straordinari, e prende avvio il cammino verso Gerusalemme.
La prima parte del nostro brano (vv. 27-30) vede i discepoli più strettamente uniti al loro Maestro, poiché hanno capito meglio la sua identità di Messia.
A partire da questo momento, Gesù si concentra sulla loro formazione e incomincia a spiegare il valore del loro viaggio a Gerusalemme. Argomento svolto nella seconda parte del brano (vv. 31-33).
La terza parte rende universale il messaggio, e indica a tutti le condizioni richieste per seguire il Maestro (vv. 34-35).
Al versetto 27 troviamo la domanda generale: “La gente chi dice che io sia?”, domanda che non impegna ancora direttamente i discepoli. Essi devono solo riferire l’opinione altrui. La gente annovera Gesù tra i ‘grandi’, tra coloro che hanno un rapporto speciale con Dio.
La parola di Gesù spiazza sempre i pensieri e i cammini dell’uomo. Per questo è bene che per chi crede resti sempre la domanda di Gesù: “Chi dite che io sia?” (v.27).
Ora che si è creato il clima favorevole, ecco la domanda decisiva. E’ il momento di passare dalla periferia al pensiero personale: “Ma voi chi dite che io sia?” (v. 29). Tocca ai discepoli prendere posizione e uscire allo scoperto.
Pietro risponde a nome del gruppo: “Tu sei il Cristo”. E’ la risposta che lo stesso Gesù darà alla suprema autorità giudaica al momento culminante del suo processo.
Cristo è la traduzione del termine ebraico Messia.
Gesù ordina il silenzio, per impedire un facile entusiasmo tra la folla, che avrebbe pensato al Messia come a un capopopolo, a un oppositore deciso dei Romani.
Gesù inizia una particolare catechesi ai suoi per avviarli alla corretta comprensione della sua persona e della sua missione di Messia.
Troviamo qui il primo dei tre annunci ‘pasquali’ che scandiscono il cammino verso Gerusalemme (v. 31): Gesù indica come intende la funzione di Messia: offrire la sua vita, accettando di soffrire e di morire, affermando però che risorgerà dopo tre giorni.
Pietro non recepisce il messaggio in toto, limitandosi alla prima parte: non si rende conto che così facendo fa il gioco di Satana, perciò Gesù lo rimprovera aspramente: “va dietro a me, Satana!”. Non vuole allontanarlo (come nella vecchia traduzione: “lungi da me”: dove si può andare lontano dal Maestro?), ma gli ordina di mettersi dietro, cioè di seguirlo nel cammino che egli sceglie. La parola – apparentemente dura – ha la dolcezza di un invito, è come se Gesù dicesse a Pietro: Seguimi!.
Ora il Maestro si rivolge alla folla senza nascondere le difficoltà a coloro che vogliono restare con lui. Per seguirlo bisogna rinnegare se stessi e prendere la propria croce. Gesù richiede un legame forte e totalizzante con la sua persona e col Vangelo, che è un altro mondo per indicare Lui stesso.