14 Ott

XVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

15 ottobre 2017

Dal vangelo secondo Matteo 22, 1-14

“… Il regno dei cieli è simile a un re che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitai alle nozze, ma questi non volevano venire … …. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali…… Scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse:Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?…”

La parabola che la liturgia domenicale ci propone presenta di nuovo l’immagine di Dio che chiama a una festa di nozze. E’ evidente la volontà di salvezza universale. Ma di fronte a tale chiamata è possibile anche il rifiuto.

Il personaggio centrale del racconto è un re che ha organizzato “un banchetto di nozze per il figlio” (v.2). Tre sono le scelte descritte:

vv.3-7: il rifiuto dei primi invitati, che addirittura insultano e uccidono gli inviati del re.

vv.8-10: i buoni e i cattivi al banchetto nuziale. Sono reclutati  questo punto i poveri e i diseredati, i buoni e i cattivi: nessuno è escluso.

vv.11-13: il commensale senza abito nuziale,. Un particolare che si comprende solo col riferimento all’ambiente palestinese, dove l’abito di nozze era messo a disposizione gratuitamente da chi offriva il banchetto. Ma il significato dell’episodio è chiaro: il re vi riconosce un’offesa alla sua persona e alla festa indetta per il figlio.

E’ chiaro il riferimento storico dei tre momenti della nostra parabola:

  • il rifiuto di Israele nei confronti di Gesù, il figlio del re Dio, che veniva a celebrare le sue nozze con l’umanità.
  • L’invito alla salvezza rivolto a tutti, senza esclusioni. Così fece Gesù nella sua esistenza terrena, e la sua opera è continuata da parte della Chiesa.
  • L’episodio dell’invitato senza abito nuziale secondo molti esegeti è una denuncia dell’evangelista, con riferimento a credenti che non modificavano affatto il loro precedente tenore di vita.

L’abito nuziale è la nostra libertà, il nostro assenso, la nostra accoglienza all’incontro col Signore.

”Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti” (v.14): la misteriosa sentenza finale di Gesù ci dice che tutta la storia della salvezza  è nelle mani di Dio che ama, elegge, chiama, giustifica e glorifica.

In quel ‘molti chiamati’ possiamo cogliere tutta la storia degli inviti a nozze di cui parla la parabola: non solo i primi (il mondo giudaico), ma anche gli altri , i ‘buoni e cattivi’, quelli che hanno riempito la sala del banchetto.

Se il banchetto di cui parla Gesù è il banchetto finale, l’accoglienza dell’invito al banchetto non è il fatto isolato e terrificante dell’ultimo giorno. Quell’accoglienza si gioca in ogni istante, in ogni piccola o grande scelta quotidiana vissuta con lo sguardo al Signore.

E’ qui opportuno notare che Gesù ha riassunto la sua esistenza tra noi sotto l’immagine e l’esperienza del banchetto, e dunque non è fuori luogo ricordare che è nel banchetto eucaristico che la comunità cristiana ha l’appuntamento più importante col suo Signore

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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