XVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
5 agosto 2018
“ Lo trovarono di là dal mare” (v. 25). Non è facile trovare il Signore, se rimaniamo al di qua del nostro mondo e non abbiamo il coraggio di andare oltre, verso sponde altre rispetto a quelle che siamo abituati a frequentare. Egli infatti si sottrae alle nostre logiche mondane e si lascia incontrare solo da coloro che si sforzano di superarle.
Troviamo l’episodio della moltiplicazione dei pani anche in Matteo, Marco e Luca, ma Giovanni, da contenuti uguali sa trarre la sua approfondita contemplazione sulla persona di Gesù, qui presentato come il Pane di vita accettato o rifiutato.
Il brano che la liturgia ci presenta oggi è la prima parte del discorso il cui seguito sarà ripreso nelle prossime tre domeniche.
Troviamo oggi l’intreccio di domande da parte dei giudei (vv. 25. 28. 30), cui corrispondono le risposte di Gesù, che aprono spiragli di comprensione sulla Sua identità profonda.
Il problema del pane quotidiano ha la sua importanza, tanto che Gesù si preoccupa di sfamare la folla; però l’intervento di Gesù ci porta verso un’altra direzione: il pane diventa occasione e simbolo del pane che dura per la vita eterna. Il pane che non si procura, ma che si riceve in dono da Dio, attraverso il Figlio.
Il discorso sul pane provoca nella folla una domanda: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?” (v.28). Essa infatti ritiene di dover fare qualcosa per procurarsi il cibo che dura per la vita eterna. Invece Gesù risponde che la prima opera da compiere è credere in Colui che lo ha mandato (v.29). Gesù contrappone alle molte opere l’unica veramente essenziale: “ credere in Lui”.Una nuova domanda fa progredire il discorso: “Quale segno tu compi perché ti crediamo?” (v.30).
Gesù risponde elaborando il suo discorso in tre momenti:
- il pane del cielo non viene da Mosè (dal passato)
- è Dio che dona questo pane (nel presente)
- il pane è una persone: “Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo” per ‘dare la vita al mondo’ (v.33).
Il pane vero si identifica dunque con Gesù Cristo.
Mangiare la Parola è accogliere il dono di Dio, assimilare la sua volontà, entrare nella sua vita lasciando che la sua vita entri in noi e ci trasformi.
All’incomprensione degli ascoltatori, che credono di essere esonerati della fatica per il cibo quotidiano ed esclamano “Signore, dacci sempre questo pane” (v.34), Gesù risponde indicando dove sta il senso del discorso: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” (v.35).
Accettare il dono significa entrare in relazione con Lui e mettersi, come Lui, a disposizione degli altri.