03 Ago

XVIII Domenica – Anno B

“Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna”

 Dal vangelo secondo Giovanni,  Capitolo 6, versetti 24-35

Il nostro vangelo è la continuazione di quello di domenica scorsa, che ricordava la moltiplicazione dei pani e dei pesci, coi quali Gesù aveva sfamato una folla di cinquemila persone.

Inizia oggi il grande discorso sul pane di vita a Cafarnao, che ci accompagnerà per varie domeniche. Un discorso ampio e articolato. Ecco alcuni aspetti che possono aiutarci per capire i diversi momenti  dello sviluppo di tale discorso.

  • Il passaggio a Cafarnao, con la folla che finalmente trova Gesù (vv.22-25).
  • Gesù esige una comprensione più profonda, mentre i giudei chiedono un segno (vv.26-30).
  • La rivelazione del vero pane del cielo (vv.31-35).

In questa prima parte domina chiaramente il tema della fede: “Questa è l’opera di dio: credere in colui che egli ha mandato “(v.29). Ma perché questa gente chiede un segno ulteriore (v.30), se è la stessa che ha assistito alla moltiplicazione dei pani?

La folla che cerca Gesù è composita, e solo una parte di essa è a conoscenza di quanto Gesù ha compiuto.

La risposta di Gesù pone subito al centro la questione decisiva: la ricerca della folla si basa su un profondo equivoco, e denota soprattutto l’incapacità di ‘vedere i segni’, fermandosi alla semplice fruizione del pane. ‘Vedere i segni’ nel vangelo di Giovanni ha il significato di afferrare il senso divino degli atti di Gesù, è la capacità di andare oltre, evitando di fermarsi all’involucro. I  presenti si sono saziati, ma non hanno capito. E’ l’equivoco di sempre: l’uomo cerca Dio perché in fondo pensa che sarà una facile assicurazione sulla vita. Bisogna far crollare le false attese per ricostruire un autentico rapporto con Dio.

La folla si ‘preoccupa’ per un cibo perituro, mentre si deve ‘preoccupare’ del cibo duraturo, che non perisce: l’uomo deve essere elevato nella sua richiesta, perché il pericolo di fermarsi è sempre in agguato!

Ora la folla (v.28ss.) chiede ‘quale opera’ deve compiere, come si deve porre dinanzi alla nuova esigenza, e Gesù ribadisce che l’unica opera è la fede, che all’uomo non è richiesto altro se non la sottomissione all’opera di Dio in Gesù.. Ora la salvezza passa attraverso Gesù, perché su di lui Dio ha posto il suo sigillo. Questo è il punto centrale del nostro brano: si tratta di accogliere Gesù come l’inviato di Dio. Aver fede è quindi superare una comprensione semplicemente umana del mistero e dei segni di Gesù. La fede è l’unica cosa necessaria.

Occorre fare un salto di qualità. E’ la folla ora (v.30) che chiede a Gesù un ‘segno’ che giustifichi la sua pretesa di essere l’inviato di Dio. E Gesù spiega che la manna non era che un adombramento del vero pane del cielo: ora “ il Padre mio vi dà il pane dal cielo,quello vero; il pane di Dio  è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo” (v.33).

I giudei hanno finalmente capito (v.34) che si trovando di fronte a un pane straordinario, ma fraintendono ancora, pensando che sia un alimento terreno prodigioso.

Proprio la durezza di cuore della folla spinge Gesù a dare inizio al grande discorso sul ‘pane di vita’ introdotto al v.35: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame, e chi crede in me non avrà più sete”. Vengono alla mente le parole di Isaia  (55,1ss.): “ O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e senza spesa vino e latte”.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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