26 Lug

XVII Domenica anno B

“Una grande folla lo seguiva”

 Dal Vangelo secondo Giovanni, Capitolo 6, versetti 1-15

La folla che segue Gesù ha fame, ma nessuno si lamenta. Le persone che lo seguono sono affascinata dal suo insegnamento e dai suoi prodigi, tanto da non preoccuparsi della fame fisica.

Al di là della fame del corpo, esse sono nutrite da altro: non vivono di solo pane, ma della parola che esce dalla bocca di Gesù. E’ questa fame e questo incontro con Gesù che provoca il miracolo. Un miracolo non richiesto, ma donato, assolutamente gratuito.

Il miracolo-segno della moltiplicazione dei pani, descritto qui da Giovanni, è riportato da tutti gli evangelisti, e ciò indica che questo segno compiuto da Gesù aveva un significato rivelatore della sua identità e della sua missione.

Il racconto in Giovanni è inserito nel quadro del racconto dell’attività di Gesù in Galilea, che ha proprio nel capitolo VI del Quarto Vangelo il suo culmine: è l’autorivelazione di Gesù come pane di vita.

Tale tema è così presentato: il grande segno della moltiplicazione dei pani (vv. 1-15) e il suo significato svelato da Gesù il giorno dopo, alla sinagoga di Cafarnao (vv.26-59).

La costruzione del racconto è lineare: situazione e circostanze (vv.1-4), preparazione (vv.%-10), pasto sovrabbondante (vv.11-13), reazione della folla e fuga di Gesù (vv.14-15). Tutto il racconto converge sul significato simbolico del gesto che non deve essere frainteso, come invece accadrà (v.15).

Abbiamo una folla numerosa che segue Gesù per i segni ce compie.  Egli è sul monte e alzando gli occhi vede la folla che sale, davvero Gesù è al centro ed è il centro. Vi è un chiaro riferimento a Mosè, che sale sul monte come mediatore unico tra il popolo e Dio. Ora Gesù è la nuova guida del popolo di Dio, ben più grande di Mosè, perché ora è lui stesso a sfamare la folla, ad essere nutrimento.

E’ Gesù che prende l’iniziativa, e Andrea lo informa che i mezzi a disposizione sono insufficienti a sfamare tanta folla (v.9). Ma Gesù prende quei pochi pani e pesci e, dopo una preghiera di ringraziamento, li distribuisce ai presenti.

Il pane è il simbolo più adatto per esprimere il bisogno dell’uomo e l’amore di Dio.

Il miracolo supera abbondantemente le attese (vv.11-13) e Gesù viene acclamato come “il profeta che deve venire nel mondo” (v.14): per Giovanni questa definizione è importante, perché dimostra che Egli è il profeta atteso.

Di fronte al tentativo di ‘rapirlo con la forza’ per farlo re, Gesù fugge dimostrando  il profondo equivoco in cui è incorsa la folla.

Gesù fugge: fugge da coloro che vogliono fare di un profeta un re, da chi vuol trasformare in gesto politico un gesto d’amore.

L’idea di un regno politico sulla terra è un misconoscere, per mancanza di fede, il vero regno di Gesù, che non è di questo mondo, è avere un’immagine distorta della sua identità e della sua missione.

Sarà necessaria una lunga catechesi in cui Gesù tenterà di elevare lo sguardo e le richieste di questa folla, che, pur vedendo, non crede ancora.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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