20 Lug

XVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

21 luglio 2019
Vangelo di Luca, capitolo 10, versetti 38-42

“Marta e Maria”

L’episodio evangelico delle due sorelle di Betania è un ‘frammento di vita’, riferito da Luca con l’intento di evidenziare la superiorità dell’ascolto della Parola sul servizio dell’ospitalità. Il discepolo di ogni generazione deve ricordare che la sua caratteristica fondamentale è l’ ‘ascolto’, cui deve essere sempre accordato il primato assoluto.
Al versetto 40 vediamo Marta “tutta presa dai molti servizi”, quasi voglia dire a Gesù:” Il mio amore per te è reso visibile in questi servizi!”. Si tratta certo di servizi di amore per il Signore, eppure l’assorbono e la distolgono da colui per il quale si affatica. E’ un controsenso, ma è così!
Marta è ansiosa e agitata, crede di poter pretendere un aiuto da sua sorella, con l’intervento di Gesù :”Dille dunque che mi aiuti” (v.40). Quasi a dirgli:” Non trattenerla, almeno tu che hai più buon senso, richiamala al suo dovere!”. Ella non sopporta che qualcosa sfugga al suo controllo, deve regolamentare tutto, il comportamento di Maria e perfino quello di Gesù, al quale si permette di dare degli ordini! Quando si imprime alla vita un ritmo convulso e agitato si perde di vista la propria identità e il vero ideale, naufragando nell’azione.
Gesù non biasima Marta, non la rimprovera, ma ha qualcosa da dirle: le offre un concreto aiuto per rimettere ordine nella sua vita, nel suo febbrile da fare e nei molti servizi. In realtà, Marta ha stravolto lo scopo di quella visita: Gesù non è andato a Betania per gustare un buon pranzo, ma soprattutto per donare la sua Parola di luce e di verità. Il Maestro non condanna il lavoro, l’attività, l’impegno nella vita, ma rifiuta decisamente l’ansia nei dovei quotidiani, che opprime e fa esaurire.
Quel “ti preoccupi, ti agiti per molte cose” (v.41) detto da Gesù, suggerisce l’idea di una ‘divisione interiore’ che sperimenta la persona che si trova contesa tra obiettvi o scelte opposte; Marta non riesce a scegliere ciò che è realmente migliore: vorrebbe anche lei godere della compagnia di Gesù, ma è richiamata dall’urgenza del ‘fare’; vorrebbe dedicarsi all’ascolto, ma è tutta presa dai mille particolari dei preparativi per il pranzo; vorrebbe bearsi del fascino della ‘Parola’, ma una stanca amarezza invade il suo cuore. Dall’orizzonte dei suoi interessi è tramontato anche il Maestro. Il suo è un affannarsi che l’ha presa così tanto da distoglierla da Colui per il quale si sta affaticando: Sembra che Gesù voglia dirle:” Io non dirò a Maria di venire ad aiutarti, dirò invece a te: fermati anche tu un po’ ad ascoltare, perché questo mi fa più piacere!”.
Maria che “ha scelto la parte migliore” (v.42) ha scelto l’attività dell’anima. Chi possiede la parte migliore non si perde in valori intermedi, e si trova come già al di là di ogni affanno, di ogni agitazione e delle molte cose da fare. E’ una discepola ‘attivissima nell’anima, tesa ai fremiti di una vita interiore che impegna ben più dell’agitarsi all’esterno: affrontare se stessi sotto gli occhi di Dio richiede più coraggio di quello che è necessario per darsi agli altri.
L’ascolto è l’atteggiamento essenziale del credente. Ma Marta e Maria non si contrappongono né si escludono; al contrario, si integrano, si completano, si fondono: Non si può essere solo Marta e neppure solo Maria, ma l’una e l’altra insieme, mai l’una senza l’altra, mai l’una contro l’altra. L’una e l’altra insieme: la contemplazione nell’azione. Le due sorelle devono convivere armoniosamente in noi; deve esserci tra loro una ‘sintesi vitale’, perché la contemplazione possa nutrire e sostenere il lavoro quotidiano. Se l’azione non scaturisce dalla contemplazione si scade inevitabilmente nell’attivismo, si smarrisce la capacità di saper…’perdere tempo’ per riservarlo a se stessi, di avere del ‘tempo vuoto’ per riempirlo di silenzio, di preghiera, di altri pensieri, e così ritemprare le energie fisiche e spirituali. Bisogna sapersi ‘fermare dentro’: allora si sceglie la parte migliore.
Anche le due sorelle di Betania ricercano l’unità interiore, ma non nella stessa direzione. Marta la persegue per una via sbagliata: subordina ogni altra cosa a un nutrito programma di cose da fare; Maria invece, la ricerca nel lasciarsi conquistare e possedere dal maestro fin nel più profondo del suo essere, perché è convinta che Lui è l’unico capace di unificare la sua persona.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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