16 Lug

XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Dal Vangelo secondo Matteo 13, 1-23

“ Il seminatore uscì a seminare …”

 “…Mentre seminava, una parte del seme cade sulla strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra, subito germogliò, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e non avendo radici, seccò. Un’altra parte cade sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento,  il sessanta,  il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti  ….”

Da una barca, segno della Chiesa che nel tempo continuerà a seminare la Parola, Gesù inizia il “Discorso in Parabole”.

 Il lungo brano evangelico che la liturgia i presenta oggi è distinguibile in tre parti:

– la parabola (vv.3b – 9)
Abbiamo quattro scene di seminagione, abbozzate con tratti essenziali. E’ strano questo seminatore che sceglie di seminare in tutti i terreni, fiducioso di poter raccogliere frutti. La parabola è autobiografica: Gesù ha seminato la parola del regno su tutti i terreni, con fiducia, senza esclusioni.

– lo scopo delle parabole di Gesù (vv.10-17)
L’appello conclusivo di Gesù: “chi ha orecchi ascolti”(13,43) provoca di conseguenza la domanda dei discepoli: cosa c’è da intendere attraverso la parabola del seminatore?
Nell’intenzione di Gesù le parabole dovevano svelare qualcosa del Regno dei cieli. La lunga precisazione con cui Gesù ( e Matteo) risponde alla domanda dei discepoli evidenzia due parole chiave di Gesù:
loro –cioè gli Israeliti- non vanno oltre una relazione superficiale con Dio e così non si convertono.
Voi – i discepoli- attraverso la persona e il messaggio di Gesù incontrano il mistero del Regno.

– Spiegazione della parabola del seminatore (vv.18-23)
Rispetto alla parabola originaria – che focalizzava l’attenzione sul seminatore Gesù, la spiegazione porta la sguardo sui terreni e sulla loro capacità di ricevere il seme.

Due esperienze di accoglienza del seme del Regno sono simili: quella del terreno sassoso e quella dei rovi. Si tratta dell’accoglienza superficiale, episodica, inconsistente della  Parola di Dio, per cui essa non può diventare principio vitale che guida l’uomo nel suo vivere. L’ascolto superficiale, senza interiorizzazione della Parola non può guidare l’uomo nel suo vivere.

Diametralmente opposte tra loro sono le altre due vicende di ricezione del seme del Regno, a seconda che, all’ascolto della Parola seguano i comprenderla (del terrene buono), o il non comprenderla (del terreno-strada).

La nostra parabola diventa, nella spiegazione, un insegnamento sull’ascolto e sulla responsabilità che la Parola di Dio suscita.

Gesù insiste nel sottolineare che non basta ascoltare-udire, bisogna intendere! Ossia, bisogna farsi sorprendere dalla novità della Parola di Dio e rispondere con coerenti scelte di vita.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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