13 Lug

XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

14 luglio 2019
Vangelo di Luca, Capitolo 10, versetti 25-37

“Il buon samaritano”

“Fa’ questo e vivrai” (versetti 25 e 28): mi sembra questo il cuore del messaggio del vangelo di oggi. Non si tratta di ‘dire’, ma di ‘fare’. La legge resta, ma Gesù la compie, la libera dai commenti che ne uccidevano lo spirito e la riporta all’amore, e con ciò ne aumenta le esigenze.
Luca non cerca di stabilire una gerarchia tra i due precetti dell’amore. Amare Dio non consiste nel pretendere di servirlo pur “chiudendo il proprio cuore” al prossimo nel bisogno, come hanno fatto il sacerdote e il levita (versetti 31-32). Ma, inversamente, solo l’amore per Dio rende autentico l’amore per il prossimo, dandogli la sua ragione ultima.
L’uomo che i briganti hanno spogliato, percosso e lasciato mezzo morto, discendeva da Gerusalemme a Gerico (chi ha avuto la fortuna di visitare quei luoghi, sa quanto sia propizia alle imboscate questa strada desertica di una trentina di chilometri che collega la Città santa con Gerico, che si trova 1000 metri più in basso). Dopo la presentazione del ferito, Luca ci dà quella –laconica- di un sacerdote e un levita, che, pur avendo visto il poveretto al bordo della strada, passano dall’altra parte e si allontanano.
E’ evidente che Luca vuol qui far emergere il contrasto tra l’atteggiamento dei giudei che non amano, e del samaritano che ama. Il sacerdote e il levita del nostro racconto simboleggiano lo stretto attaccamento alle prescrizioni rituali. Ma: il culto regolato dalla Torah non può prevalere sull’amore, cuore della Torah!
Che il terzo uomo a passare vicino al ferito fosse un samaritano pieno di carità (v.33), è un fatto che doveva sorprendere gli ascoltatori di Gesù. E’ una situazione non priva di ironia: uno di quei samaritani che i giudei consideravano come eretici e scismatici, come i peggiori peccatori, viene in aiuto di uno sconosciuto, e così dimostra di capire meglio dei rappresentanti ufficiali del giudaismo la volontà di Dio. Il samaritano non si chiede se il ferito sia giudeo o no, amico o nemico. Gli basta trovarsi in presenza di un uomo in difficoltà, che ha bisogno di aiuto. Non fa per lui ‘qualcosa’, ma ‘tutto’ ciò che può. I particolari del suo intervento fanno risaltare meglio l’ ‘omissione’ scandalosa del sacerdote e del levita. La compassione totalmente disinteressata del samaritano è così esemplare da far vedere in costui, a molti Padri della chiesa, i tratti stessi di Cristo.
Come il ferito non poteva non riconoscere il suo prossimo in colui che lo colmava di cure, così noi dobbiamo saper riconoscere –con atti concreti- il nostro prossimo in ogni uomo. Questo sembra volerci dire Luca: non cercare di limitare il campo alla tua ‘misericordia’, soccorri chiunque sia nel bisogno.
Oggi gli immigrati , i bianchi e i neri, i palestinesi e gli israeliti , e così via, hanno preso il posto dei giudei e dei samaritani. Ma il vangelo continua ad interpellare ognuno di noi:”Sei intimamente persuaso che l’amore di Dio e del prossimo ‘compie’ tutta la legge, e che la pietà più scrupolosa non vale niente senza la ‘compassione’ e la ‘misericordia’? Nella tua azione, e quindi nel tuo cuore, restano discriminazioni fondate sulla razza, la condizione sociale, la religione, la cultura, ecc.?
Queste domande, e altre ancora,i vengono poste dal signore a coloro che sanno ascoltare la sua Parola. Rispondendogli con le azioni, e assimilandoci a lui, il ‘buon Samaritano’ per eccellenza, avremo la gioia di scoprirlo in tutti coloro che avremo amato:”Ogni volta che voi avete fatto queste cose a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avrete fatta a me” (Mt. 25,40).

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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