26 Giu

XIII Domenica del Tempo Ordinario Anno C

Vangelo di Luca, Capitolo 9, versetti 51-62

Questa pagina evangelica ci presenta l’inizio del lungo viaggio di Gesù verso Gerusalemme.

L’espressione “Mentre stavano per compiersi i giorni…” (v.51) è la stessa che S.Luca usa per porre l’attenzione sui grandi eventi della storia, oggetto della sua opera di evangelista (vedi Lc.4,21, all’inizio del ministero di Gesù; Atti 2,1, il giorno di Pentecoste, inizio della missione della Chiesa; Atti 19,21, quando Paolo decide di andare a Gerusalemme e poi a Roma). Quindi questo viaggio di Gesù realizza un momento fondamentale nel piano della Storia della salvezza.

Con l’espressione del v.51:” i giorni in cui Gesù sarebbe stato elevato in alto” bisogna intendere l’intero mistero pasquale, nella totalità dei suoi momenti (passione- morte- risurrezione- ascensione-pentecoste): La mèta di questo viaggio è Gerusalemme, verso la quale Gesù procede con estrema decisione. Gerusalemme non è più dunque soltanto una méta geografica, non è una fine, ma un fine,

un traguardo finale lungamente atteso e fortemente da Lui desiderato.

L’espressione “si diresse decisamente” letteralmente suona così: “fissò il volto verso Gerusalemme”, e sta ad indicare il fermo proposito di Gesù di salire la Città Santa, costi quello che costi

L’ultima parte del vangelo di oggi (versetti 57/62) parla di tre uomini che si incontrano con Gesù: troviamo qui il tema del radicalismo evangelico. Si tratta di tre incontri emblematici, perché Gesù mostra a tutti le esigenze radicali della sequela: Nel primo e nel terzo caso è l’interessato che prende l’iniziativa, nel secondo invece l’invito parte da Gesù. La ‘punta’ di ogni singolo episodio è costituita dalla frase finale di Gesù, e in tutti e tre i casi Gesù invita al realismo, prospetta il servizio che si attende ed enuncia le esigenze radicali della sequela.

Il primo interlocutore esclama : “Ti seguirò dovunque tu vada” (la stessa esclamazione che troviamo più avanti in Pietro, che poi si smentisce… ). Ma Gesù riporta a un sano realismo: non si tratta di abbracciare una dottrina, ma soprattutto di fare propria l’esperienza di un perseguitato di un crocifisso….”Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (v.58): seguire Gesù implica la rinuncia ad ogni forma di sicurezza. Quando Gesù poserà il capo sarà sulla croce, per morire…

“Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” (v.60): qui per ‘morti’ si devono intendere tutti coloro che non hanno ancora trovato Lui, e perciò la loro vita non partecipa ancora della novità del Regno, e della Risurrezione.

“Ti seguirò Signore,  prima però lascia…” (v.61): questa espressione richiama la I^ Lettura di oggi, che ci presenta la chiamata di Eliseo da parte del profeta Elia. Gesù si dimostra assai più esigente dell’antico profeta: egli non vuole solo coraggio e prontezza nell’accogliere l’invito-comando suo, ma esige anche fermezza e costanza  nel portare avanti il proprio impegno, senza rimpianti o pentimenti.

L’insegnamento di tutto il nostro brano è chiaro: ogni tentativo di sottrarsi alla chiamata, ogni ricerca di compromesso, ogni pretesto per non considerare l’urgenza del comando, ogni illusione di poter progettare da sé la propria vita, porta inevitabilmente all’allontanamento – o all’esclusione! – dal Regno  di Dio. Attenzione: solo in apparenza questa pagina evangelica riguarda solo quelli che hanno una particolare vocazione: la vocazione battesimale, che è di tutti i cristiani, esige fondamentalmente le stesse disposizioni di spirito. Per tutti infatti il Vangelo comporta rischi, rinunzie e fedeltà a tutta prova, ma a tutti assicura anche gioia: “il centuplo quaggiù e la vita eterna!”.

section-icon

"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

Invia la tua Testimonianza