30 Giu

XIII Domenica del tempo Ordinario – Anno B

1 luglio 2018

Mc. 5, 21-43

“ Egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata, va in pace e sii guarita dal tuo male”

Siamo di fronte a due miracoli ‘intrecciati’ fra loro. Destinatarie privilegiate di tutti e due i miracoli sono due figure femminili: una donna malata e una ragazza morta.

Grande importanza è data alla fede di chi chiede l’intervento miracoloso di Gesù, che dirà alla donna: “la tua fede ti ha salvata” (v. 34), ed esorterà il padre dicendogli: “Non temere, soltanto abbi fede!” (v. 36). Lo scenario è ancora il lago di Galilea.

Le parole e il comportamento di Gairo –uno dei capi della sinagoga- rivelano la sua stima e la sua fiducia in Gesù. Egli si getta ai suoi piedi e “lo supplicò con insistenza”. Vediamo nell’insistenza un tratto della sua fede: la costanza di resistere. Egli chiede di strappare la ragazza alla morte, anzi, di ridarle pienezza di vita: “perché sia salvata e viva” (v.23).

A questo punto si innesta un nuovo episodio, che ha per protagonista la donna malata. Ella pensa: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata” (v.28), e viene subito esaudita.

La donna riesce a stabilire con Gesù un contatto non verbale, tattile, ma carico di fede, che Gesù ‘sente’ diverso dal contatto anonimo della folla che lo pressa.

La donna è ingenua, ha una fede semplice; ella era considerata ‘impura’ dalla legge, e impuro diventava tutto ciò che toccava.  Ecco perché tocca di nascosto la veste di Gesù, ecco perché si sente colpevole e ha paura, quando viene scoperta. L’occhio della fede vede nel silenzio.

Ma Gesù trasforma la colpevole in eroina, e la addita come esempio di fede: la donna ha fiducia che Lui possa operare ciò che non era riuscito a tanti medici. Gesù guarisce  la donna perché ne conosce i sentimenti retti e profondi.

Riprende qui il primo episodio con il tragico epilogo della morte della fanciulla. Gesù chiede fede al padre, ed occorre una fede quasi eroica per superare l’evidenza dei fatti!

Eppure per Gesù tutto è così semplice, tanto da chiamare la morte col dolce nome di ‘sonno’. Perché al suo comando nessuna forza, neppure quella estrema della morte, può opporsi.

  1. Agostino direbbe: “Che giova vivere bene, se non ci è dato di vivere per sempre?”.

Risorgere per prolungare la vita terrena è un privilegio che Gesù ha dato a pochi. Ma risorgere a vita nuova, per sempre, è la grazia offerta a tutti coloro che si decidono per Lui, Signore della vita.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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