16 Feb

VII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Dal Vangelo secondo Matteo  5, 38-48

“ Avete inteso che fu detto: occhio per occhio, dente per dente. Ma io vi dico …. Voi dunque siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste!

Continua il ‘discorso della montagna’: Gesù porta a compimento  la legge antica con una interpretazione molto esigente.

Il vangelo di questa domenica presenta le ultime due antitesi; mediante esse Gesù ha presentato la nuova giustizia che egli richiede a quanti vogliono dirsi ed essere suoi discepoli.

La quinta antitesi cita la legge del taglione (occhio per occhio, dente per dente). Questa legge rappresentò un notevole progresso sociale, in quanto poneva fine alla vendetta che consentiva ritorsioni illimitate per l’offesa subita. Mediate questa legge, l’offesa fatta da un uomo a un suo simile veniva regolata dal diritto pubblico, e la punizione era limitata all’equivalente dell’offesa subita. Anche se può sembrare selvaggia, la legga del taglione era una mitigazione rispetto alla primitiva ferocia che non poneva alcun limite alla vendetta.

Gesù supera questa legge e offre un nuovo comandamento, quello della non violenza, del perdono.

Se il male non trova risposta si esaurisce in se stesso, come il seme che non trova terreno dove attecchire, Gesù, mediate una serie di situazioni limite, invita a perdonare sempre (vv. 39-42).

Le esemplificazioni di Gesù non vanno prese alla lettera. Gesù non intende orientare la condotta di ciascuno fine nei minimi particolari, ma suggerisce l’atteggiamento profondo del cuore: Il discepolo, anche se viene a trovarsi in situazioni limite, dovrà mantenere il proprio cuore libero dall’odio e dal risentimento. E questo è molto più impegnativo che offrire l’altra guancia!

Gesù però non chiede di rinunciare ai propri diritti o di non far valere le proprie ragioni, chiede invece di saper perdonare sempre, come ha fatto lui.

Si tratta di vincere con l’amore la paura dell’altro e del diverso. L’amore di Dio, in Gesù si è manifestato come amore per i nemici.

Il testo dell’A.T. cui si riferisce la sesta antitesi è Lv.19,18 (cfr. I^ lettura). La durezza del v, 43b viene attenuata se si tiene presente il significato del verbo ‘odiare’ nella Bibbia. L’odio del nemico consiste nel non amare lo straniero. Gesù abbatte questa frontiera, invitando i discepoli a scoprire il prossimo in ogni persona, anche nel nemico o persecutore.

Ancora una volta Gesù contrappone alla tradizione giudaica il suo insegnamento. Addirittura chiede la preghiera per i persecutori (v.44) come una delle manifestazioni più grandi dell’amore, che avvicina il credete al Padre che è nei cieli.

Il nostro cuore è chiamato alla misura del Padre nell’amore. E’ chiamato alla perfezione dell’amore, che non è una statica imitazione, ma è il modellare e il plasmare con il Padre e come il Padre i nostri atteggiamenti verso i fratelli.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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