VI Domenica di Pasqua – Anno B
Dal Vangelo secondo Giovanni 15, 9-17
“Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore…. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici……”.
Nell’odierno brano evangelico, il motivo del ‘rimanere’ lascia il posto a quello dell’’amare’.
L’amore a cui ci si riferisce non è tanto un sentimento, quanto piuttosto la dimensione in cui si esercita la libertà di scelta del discepolo:”Se osservate i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ha osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore” (v.10).
“Dare ,a vita per i propri amici” (v.13), non indica il morire in sé, ma il più impegnativo ‘morire a se stessi’: il frutto richiesto ai discepoli è quello dell’amore ablativo, dell’esercizio quotidiano della libertà nella direzione del dono di sé; dono che abbraccia tutte le dimensioni della persona, fino ad arrivare al sacrificio totale sul modello di Cristo.
Come il chicco di grano non può dar frutto senza prima morire (12,24), così il discepolo per non restare solo e produrre frutti di comunione è chiamato a rendere testimonianza allo Sposo.
Il discepolo può amare perché è stato amato da Lui per primo. Il suo amore consiste nel testimoniare l’Amore, annunciare, con parole e azioni, l’amore di Dio nel suo Figlio Gesù che si è offerto, una volta per tutte, per darci la vita.
L’amore è comandato, ma poiché è Gesù che lo comanda, da Lui che l’ha vissuto fino alla fine, esso è anche offerto e donato a chi lo accoglie.
“Rimanere in Cristo” significa partecipare alla sua dinamica di sottomissione-obbedienza al Padre, per ottenere da lui l’unione a Dio, l’essere “figli nel Figlio”.
Al contrario di Adamo che rivendica la sua autonomia dal Creatore, il discepolo accetta liberamente la via dell’obbedienza ai suoi comandamenti. Adamo si allontana da Dio illudendosi così di trovare la propria identità; il discepolo rimane vicino a Gesù, scoprendo in Lui la propria vocazione eterna: essere vite, sposa del Signore.