05 Ago

Trasfigurazione – Anno A

“Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”

“Fu trasfigurato davanti a loro … Prendendo la parola Pietro disse a Gesù: Signore. È bello per noi essere qui! Se vuoi farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia. … Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo …”.

La “Trasfigurazione” non è soltanto un avvenimento futuro che il credente aspetta nella speranza. Ma nella sua vita è già in corso una misteriosa “trasfigurazione” del suo essere, un rapporto di progressiva assimilazione a Cristo attraverso l’amore. Una “trasfigurazione” che in certi cristiani più maturi non di rado traspare anche all’esterno.

Noi cristiani abbiamo un debito nei confronti di chi non crede o è in ricerca: offrirgli momenti di manifestazione di Dio, di “trasfigurazione”. Ciò avviene quando il Vangelo di Gesù pervade la nostra vita e risplende attraverso i nostri gesti e le nostre parole (cfr. 2Tm. 1,10: II lettura). Soprattutto se pratichiamo il comandamento dell’amore scambievole: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv. 13,35).

L’avvenimento narrato ha avuto luogo dopo che Gesù aveva indicato le condizioni della sequela; egli prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e si ritira con loro su un monte elevato. Anche Matteo, come Marco, colloca la trasfigurazione «dopo sei giorni». Su questo sfondo i sei giorni che separano l’annunzio della passione dalla trasfigurazione servono a indicare lo stretto legame che unisce i due episodi facendone due momenti della stessa rivelazione. Solitamente ciò che conta non è il luogo geografico ma il significato del «monte», che esprime la vicinanza a Dio: in Matteo il monte ha un valore simbolico che ne fa il luogo per eccellenza della rivelazione di Gesù: sul monte Egli vince la tentazione, sul monte si ritira a pregare, sul monte predica le parole del Regno alle folle.

Sul monte ora  capita qualcosa di insolito: «E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (vv. 2-3). Per illustrare la nuova forma assunta da Gesù Matteo aggiunge il dettaglio del volto splendente come il sole (cfr. Ap 1,16), Il sole e la luce nel linguaggio apocalittico esprimono simbolicamente il mondo divino. È significativo che anche Mosè, quando scese dal monte, aveva il volto splendente (cfr. Es 34,29). Alla trasfigurazione di Gesù fa seguito l’apparizione di due personaggi biblici, Mosè ed Elia (v. 3). La presenza dei due personaggi esprime la totalità della rivelazione dell’Antico Testamento (Legge e Profeti). Entrambi avevano avuto l’esperienza di una teofania sul monte Sinai (Es 33,18-23; 1Re 19,9-14); anche a Gesù, quale inviato definitivo di Dio, viene ora riservato lo stesso privilegio.

Il racconto prosegue con la reazione dei discepoli: «Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia» (v. 4). Pietro interviene anche a nome anche degli altri due discepoli presenti; la tenda richiama il luogo in cui Mosè riceveva gli oracoli del Signore (cfr. Es 33,7-11 ).

Improvvisamente la scena cambia: «Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (v. 5). La nube (solo in Matteo questa è detta «luminosa») indica la presenza di Dio, la sua Gloria, che in passato aveva accompagnato il popolo nel deserto (cfr. Es 13,21), aveva preso dimora nella Tenda costruita da Mosè (Es 40,34-35) e successivamente aveva riempito il tempio eretto da Salomone (1Re 8,10-11).

La voce dalla nube, posta volutamente al centro del racconto, contiene una dichiarazione densamente cristologica: Gesù racchiude in sé le prerogative di Messia, Servo e profeta escatologico. Ormai Mosè ed Elia hanno finito il loro compito, solo Gesù resta come intermediario tra Dio e l’umanità.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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