02 Giu

Solennità del Corpus Domini – Anno B

03 giugno 2018

Dal Vangelo secondo Marco 14,12-16; 22-26

“Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero:”Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”… Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro… Poi prese il calice e rese grazie…”

“Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza”: le parole pronunciate da Gesù sul calice della cena pasquale sono quasi il motivo dominante attorno a cui è stato costruito l’odierno legionario. L’eucaristia viene letta nella sua duplice dimensione: trascendente e sacrificale ( il sangue della croce e della morte e la glorificazione pasquale), immanente e mistica ( la comunione tra Dio e l’uomo nella pienezza dell’alleanza) (G. Ravasi).

L’ Eucaristia è ‘mistero della fede’. Solo la fede, infatti, può farci affondare lo sguardo oltre la barriera sensibile. Essa è il pasto per il tempo intermedio tra la Pasqua e la parusia, è il sacramento dell’amore di Dio. Tra la memoria di Cristo e l’attesa di Lui, l’Eucaristia fa per il credente il luogo ove vivere come Lui ha vissuto.

Essa è il cuore della chiesa: da essa infatti il corpo ecclesiale viene edificato e plasmato.

Marco ci  presenta la cena eucaristica in un quadro costruito su un’antitesi: Giuda e i sacerdoti  sono il simbolo del rifiuto, i discepoli rappresentano invece la comunità riunita attorno all’eucaristia.

L’iniziativa parte da Gesù che fa imbandire la sua cena (vv.12-16).

Gesù, attraverso le nuove parole che accompagnano la pasqua ebraica, indica il dono nuovo di Dio, il corpo e il sangue del nuovo sacrificio, il sangue della nuova alleanza. Nella solitudine della “grande sala al piano superiore” (v.15) nasce la  comunità vincolata a Dio in un modo nuovo e ineffabile. Essa, celebrando la cena eucaristica pasquale, si prepara a ‘passare’ con Cristo alla cena perfetta del Regno (v.25). E’ in questa cena che la comunità si riconosce legata a Dio per sempre e unita al suo interno da un amore e da una fraternità che non si possono distruggere.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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