02 Giu

Pentecoste – Anno A

Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-23

“… Gesù stette in mezzo e disse loro:”Pace a voi!”. ……Gesù disse loro di nuovo:”Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo soffiò e disse loro:”Ricevete lo Spirito santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati,  a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati.”.

 Con     la solennità di Pentecoste si conclude il tempo pasquale. La comunità dei discepoli dopo essere stata visitata dal risorto e aver contemplato il mistero della sua salita al cielo, riceve ora il dono dello Spirito, promesso e atteso. Inizia così il tempo della Chiesa, nel quale deve essere annunciata al mondo la ‘buona novella’. A Pentecoste gli undici prendono coscienza della loro responsabilità verso il mondo che è in attesa della loro testimonianza. Lo Spirito santo diviene dunque la nuova legge del discepolo che percorrerà le strade del mondo come annunciatore del Regno.

Secondo il vangelo di Giovanni la Pentecoste si compie la sera stessa di Pasqua: è il Cristo risorto, coi segni della passione, che visita i discepoli e soffia su di loro lo Spirito, frutto della Pasqua.

La sua venuta mette in moto un profondo cambiamento nella prima comunità, paralizzata dalla paura e incapace di testimoniarlo. Dalla paura alla pace, dalla pace alla gioia e dalla gioia al dono dello Spirito e dal soffio dello Spirito alla missione. E’ un itinerario di fede in cui progressivamente si prende coscienza di ciò che è accaduto e ci si rende conto di essere responsabili nei confronti del mondo.

L’evangelista descrive in modo insolito l’effusione dello Spirito: “Alitò su di loro” (v.22). Questa espressione allude molto probabilmente all’attività creatrice di Dio, come è descritta nel libro della genesi (2,7):”Dio soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”. L’evangelista Giovanni interpreta dunque il dono dello Spirito come una nuova creazione..

Gesù comanda ai suoi :”Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (v.21). Non si tratta di due missioni successive, quella di Gesù e quella dei discepoli. C’è un’unica missione, affidata dal Padre a Gesù e continuata dai discepoli.

Siccome il Padre vuole che tutti gli uomini ricevano la pienezza di vita, e perciò ha mandato il Figlio, così i discepoli sono inviati, partecipi pure loro di questo disegno di salvezza.

Lo Spirito è dono e impegno: dono del Risorto che impegna i discepoli alla missione.

La chiesa no è chiamata a giudicare o a condannare (quante volte ce lo ripete Papa Francesco!), ma ad annunciare la remissione dei peccati e il perdono.

Lo Spirito redime la storia, perché è energia che la spinge al suo compimento. Chiediamoci: la nostra comunità è chiusa o aperta allo Spirito? Favorisce o soffoca i suoi doni?

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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