29 Dic

Maria Santissima Madre di Dio

“Maria, da parte sua, custodiva tute queste cose meditandole nel suo cuore”

Eccoci qui, al passaggio di un anno Sono giorni in cui si fanno considerazioni sul tempo, più o meno banali, attese e speranze di circostanza, augurandoci sempre che il futuro sia migliore del passato.

E in questo ottavo giorno del tempo di Natale, nel primo giorno del nuovo anno civile, la liturgia ci ripropone il messaggio di Betlemme suggerendoci due vie per viverlo in pienezza: lo stile di Maria e la via dei Pastori.
Lo stile di Maria, prima di tutto.

Maria, maestra di fede e di stupore ferma le cose, le “fa parlare”, meditando su tutto ciò che accade e interrogando in silenzio il volto di Dio, che si esprime ora con lacrime e vagiti di un bimbo che ha bisogno di una Madre.

“Custodire” è il verbo che salva il passato, che ci invita alla gratitudine, che fa della memoria un albero vivo di frutti.

“Custodire” salva il presente e il domani, è scoprire per oggi e per domani le strade che conducono verso la pace, la grande pace promessa dalla benedizione di Mosè.

E poiché il nostro difetto più grande è quello di essere superficiali, la liturgia ci invita a vivere il primo giorno dell’anno come Maria, custodendo e meditando.

Alla Vergine Maria è stato affidato il mistero di Cristo. Lei dovrà custodirlo, difenderlo, proteggerlo, farlo crescere nel suo cuore. È la sentinella che non dorme perché esso venga preservato nella sua più grande purezza e verità. Dovrà fare tutto questo perché domani il Signore la renderà madre del suo corpo mistico e a questo corpo dovrà insegnare perennemente il mistero da lei custodito gelosamente nel suo cuore. Ora lei è chiamata a far passare Cristo nel cuore perché dal cuore di Lei possa essere partorito in ogni altro cuore. È questa la sua missione di Madre.

Il secondo modo per vivere in pienezza il Natale è la via dei pastori, che se ne tornano lodando, ringraziando e testimoniando. Non basta vedere e meditare, è necessario celebrare e farlo insieme, testimoni gli uni per gli altri, profeti gli uni per gli altri.

I pastori, gli ultimi della regione, andarono, videro e riferirono. E la gente si stupiva.

Di fronte all’annuncio del Natale bisogna allora celebrare, come fanno i pastori, conservare ciò che vale, con la capacità di lasciarci stupire, perché la nostra capacità di essere felici è proporzionata alla nostra capacità di provare meraviglia.

La nascita di un bambino è la vicenda più normale che ci sia, succede tutti i giorni, fa parte della vita. Ma, quella notte, il bambino che nasce come ogni bambino riempie di ammirazione il cuore dei pastori, perché vedono… una madre: Dio ha voluto una madre, come ogni uomo, perché ogni uomo potesse dire a Dio “Abbà”, padre. Nella apparente normalità di una nascita si compie l’immenso mistero del Dio-con-noi.

Guardare alla Madre, allora, diventa per noi obbligatorio se vogliamo accostare Dio, se vogliamo “capirlo”, sapere di lui e di noi, entrare nella sua familiarità.

E lo facciamo oggi, giornata d’inizio del nuovo anno. Lo facciamo oggi, nella Giornata Mondiale della Pace. Per questo guardiamo ancora a Colei che ci invita a “fare ciò che Gesù ci dirà”.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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