10 Mar

IV Domenica di Quaresima – Anno B

11 marzo 2018

Dal Vangelo secondo Giovanni 3,14-21

“… Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna… Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato……E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce…”.

L’azione salvifica di Dio ha come protagonista Gesù: chi ha fede in lui sarà salvo. Ancora una volta Gesù, Parola vivente, è la porta che ci fa entrare nel regno. Egli è sacramento e narrazione dell’amore di Dio per gli uomini.

Gesù, in quanto dono per la vita degli uomini, ha vissuto la sua intera esistenza donando la sua vita, e così ha generato , trasmesso e suscitato altra vita. Il dono di Dio diventa appello alla fede, e la distinzione tra chi crede e chi non crede si ha dal discernimento tra la luce e le tenebre.

Nicodemo è il simbolo, in questo vangelo, dell’uomo salvato da Gesù. Va da Lui di notte, perché intuisce che Egli è la luce che illumina ogni uomo. Nicodemo è in ascolto, in ricerca, una ricerca sincera che lo rende capace di leggere e capire i segni che Gesù compie. In quella notte in cui Lo incontra, egli intuisce la nuova e vera generazione, quella dei figli di Dio, quella ‘ dall’alto’.

Ha incontrato Gesù nella notte, ma da essa è chiamato ad uscire.

Il testo dell’incontro – di notte- tra Nicodmo e Gesù (vv.1-21) è diviso in due sezioni fondamentali: la prima  impostata sul dialogo tra i due personaggi, l’altra (vv.13-21), il brano di questa domenica, sul monologo condotto da Gesù.

Il versetto 2 ci dice che Nicodemo è capo dei giudei e fariseo, ma si discosta da loro e va da Gesù perché capisce che egli è la “luce venuta nel mondo che illumina ogni uomo”, anche se “gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce” (vv.19-21).

Egli diviene così, nella risposta di Gesù, il rappresentante dell’attesa di tutto Israele, un personaggio collettivo.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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