14 Mar

III Domenica di Quaresima – Anno A

15 marzo 2020

“ Se tu conoscessi il dono di Dio…”

dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 4, versetti 5-42

Il vangelo di oggi ci interpella sulla sete e ci suggerisce che la nostra sete più profonda è sete di incontro e di relazione. Lo vediamo nell’episodio della Samaritana: secondo il racconto infatti è proprio l’incontro che disseta, poiché la donna non attinge l’acqua dal pozzo, e Gesù non beve.

Davanti all’episodio dell’incontro di Gesù con la Samaritana si rimane quasi storditi per la ricchezza e varietà dei temi suggeriti.

I versetti 1-6 sono l’introduzione narrativa del brano, di cui la liturgia odierna presenta il versetto più importante: “Gesù, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo; era verso mezzogiorno” (v.6).

Si tratta di un versetto densamente teologico, che presenta veri temi:

  • il ‘viaggio’: Giovanni con questa parola intende alludere alla vita intera di cristo, intesa come un viaggio dal mondo al padre (cfr. Gv.13,1).
  • – E un viaggio che comporta ‘fatica’. E’ la fatica-dolore della Passione, indispensabile per compiere il viaggio verso il Padre. La sua missione, il cui frutto anticipatore è la conversione della samaritana, è ottenuta dal dono d’amore della Passione di Gesù.
  • – L’annotazione dell’ ‘ora’ dell’incontro con la Samaritana (‘Era verso mezzogiorno’) indica di nuovo una simbologia: a mezzogiorno la luce è piena, così ci sarà pieno giorno – secondo Giovanni- quando Gesù sarà giudicato nel Lishòstrotos (cfr. Gv.19,14).
  • – Infine Giovanni scrive che Gesù ‘ sedeva sul pozzo’: è Lui il pozzo, capace di dare acqua viva, è Lui che sostituisce la Legge antica, compie l’antica alleanza e dà all’uomo la vita definitiva.

Nei versetti 7-18 vediamo che il colloquio si apre con un’inattesa richiesta di Gesù che chiede da bere.

Il pozzo di Giacobbe simboleggia la Legge: i figli di Israele avevano bevuto a questo pozzo e si erano saziati; la Samaritana non riesce dunque ad intuire quale novità le porterà quest’uomo.

Gesù le assicura che la sua acqua disseterà sempre, e a questo punto la Samaritana confessa il suo bisogno, la sua insoddisfazione: la sua sete non è stata placata da tutte le fonti da cui ha attinto. La sua confessione la dispone ad accogliere il dono di Gesù : “Signore, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete…” (v.15).

A questo punto, la donna è invitata da Gesù a rinunciare alla sua vita vecchia, a consegnargli tutto il suo passato: la sua travagliata vita affettiva diventa in qualche modo simbolo del peccato e dell’idolatria del suo popolo.

Incontrare Gesù è rinunciare alla vita vecchia, è deporre l’uomo vecchio con le sue disordinate passioni, per iniziare una vita nuova nella libertà dello Spirito, simboleggiato dall’acqua donata da Gesù.

La seconda parte del dialogo (versetti 19-26) prende l’avvio dalla parola della Samaritana che riconosce in Gesù un profeta.

Nei versetti 29-38 vediamo la Samaritana che si allontana velocemente (senza la brocca, lasciata al pozzo, quasi ad indicare che solo presso Gesù c’è acqua viva), per comunicare ai fratelli la notizia inaspettata: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?” (v.29): ella diventa una credente ed una evangelizzatrice.

Il racconto si chiude (vv.39-42) con l’incontro tra Gesù e i samaritani: nella loro frase che dicono alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo” (v.42) dobbiamo leggere un insegnamento molto caro a Giovanni: la fede nasce dalla testimonianza, ma deve diventare esperienza vitale, incontro personale con il Signore.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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