02 Gen

II Domenica dopo Natale

Giovanni nello stupendo prologo del suo Vangelo intende correggere sin dall’inizio la concezione teologica della Genesi indicando quale fu il vero inizio: “In principio c’era già la Parola/Logos. Infatti questa Parola, esistente ancor prima della creazione, l’evangelista l’antepone alle dieci parole per le quali Dio creò il mondo: “ con dieci parole fu creato il mondo”.

La Parola/Verbo/progetto era verso Dio e il Verbo era presso Dio. Il progetto di Dio si formulava in una Parola che si dirigeva a lui stesso; un continuo, costante interpellare, teso quasi a sollecitare Dio alla realizzazione di Essa nell’uomo, culmine della creazione. Il progetto che Dio aveva sull’umanità prima ancora della creazione sorpassa ogni possibilità di immaginazione da parte dell’uomo: un Dio (Gesù:Uomo-Dio, il Figlio dell’uomo…).

Giovanni afferma che il progetto di Dio consiste nell’elevare l’uomo al suo stesso livello e dargli la condizione divina: l’uomo quale espressione della sua stessa realtà divina. L’evangelista supera infinitamente la teologia del salmista che loda Dio per la condizione dell’uomo: “L’hai fatto poco meno degli dèi (Sal 8,6.) L’attributo essenziale degli dèi era il loro potere e i loro privilegi nei confronti degli uomini (immortalità, felicità) dei quali erano estremamente gelosi.

Ma il Dio di Gesù non è geloso della sua condizione divina e, prima ancora della creazione del mondo, desiderava comunicare all’uomo proprio la condizione divina. Piena realizzazione di questo progetto sarà Gesù “il quale, pur essendo di condizione divina non considerò un tesoro geloso l’essere uguale a Dio” (Fil 2,6). L’uomo-Dio è il principio dell’umanità nuova che non perisce ma che ha condizione divina e vita definitiva (Gv 6,40).

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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