11 Mar

II Domenica di Quaresima anno C

A differenza di Matteo e Marco, Luca pone la trasfigurazione di Gesù soprattutto nel suo volto (v.29).

Il volto qui dice l’identità profonda della persona: uomo e Dio insieme. In Gesù trasfigurato si vede questo sconvolgente incontro tra Dio e l’uomo, tra la fragilità umana e la gloria divina che ha scelto di rivelarsi nella carne. Soprattutto il tema della preghiera di Gesù (tanto caro a Luca) mostra la dimensione intima di relazione con il Padre che è un po’ il motivo centrale di questa seconda domenica di quaresima. In questa preghiera, in questa relazione intima tra Padre e Figlio avviene la trasfigurazione.

Gli stessi Mosè ed Elia sono avvolti nella luce che promana da Cristo. Essi, due ‘esperti di esodi’ parlano qui del ‘suo’ esodo: Gesù non sarà come loro rapito in cielo. La sua morte in Gerusalemme sarà violenta, in croce.

Pietro vuol fermare quel momento specialissimo proponendo di fermarsi lì, facendo tre capanne, come la tenda che Mosè aveva eretto nel deserto, e nella quale contemplava Dio faccia a faccia.

I tre apostoli , come Mosè, vedono il volto trasfigurato di Gesù, e, come Elia, sentono la voce nella nube.

Ma gli apostoli devono, più che vederlo nella sua gloria, ascoltarlo quando rivela la sua passione, con una tensione tra volto e ascolto che anche noi possiamo provare. La visione può portare il sé qualcosa di fallace, la parola no.

Anche noi, nella trasfigurazione di Gesù siamo affidati dal Padre più che alla contemplazione del Cristo all’ascolto della sua parola.

Gesù mostra la sua gloria divina, ma sa che questa visione potrebbe essere contraddetta umanamente dallo scandalo della croce. Per questo le sue parole dicono più di ciò che gli occhi vedono.

Il silenzio degli apostoli con cui si conclude il nostro brano è emblematico; è il silenzio di chi ha fatto una esperienza profonda che è difficilmente traducibile in parole comunicabili.

E’ Dio che guida il percorso di chi crede con la sua Parola, quella Parola che rimane guida quotidiana anche quando le luci si spengono, quella Parola che orienta e sostiene la relazione autentica con Lui, quella parola che rende il credente terreno buono in cui la Parola porta il suo frutto abbondante. La relazione allora si fa rivelazione dal mistero.

L’evento della trasfigurazione svela il cuore del mistero di Gesù: Lui ‘solo’ (v.36) deve essere seguito e ascoltato. Ascoltato nelle sue parole e seguito sulla via della croce, nel suo ‘esodo’ a Gerusalemme.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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