27 Feb

II Domenica di Quaresima anno B

“Maestro, è bello per noi stare qui …”

Dal Vangelo secondo Marco, Capitolo 9, versetti 2-10

 Tutti e tre i vangeli sinottici vedono nella Trasfigurazione  un momento critico e decisivo del mistero di Gesù in cammino verso la Passione. Con questo episodio Gesù – o meglio, Dio stesso, ha voluto confermare  la fede dei discepoli rivelando loro, sia pure fugacemente, la gloria del Figlio, che si sarebbe manifestata, dopo la Passione, nella Risurrezione e Ascensione.

Essa avviene infatti nel cuore di una crisi tra Gesù e i suoi: Pietro si è ribellato dinanzi alla prospettiva della sofferenza del Maestro, i discepoli non capiscono le sue parole sulla risurrezione (vv. 9-10), benché continuino a seguirlo.

La Trasfigurazione secondo Marco colpisce anzitutto per la sobrietà e l’intensità con cui è narrata.

Questo brano è come una ‘teofania’ che dimostra la divinità di Gesù e il Suo destino finale.

Accanto a Gesù prendono posto Elia e Mosè: queste due grandi figure dell’Antico testamento, che rappresentano la Legge e i Profeti, richiamano tutto lo sviluppo della Rivelazione di Dio attraverso la storia dell’Alleanza. Essi ne sono stati i mediatori privilegiati, mentre Gesù ne è il compimento.

Il v.7 è particolarmente importante: come nel battesimo al Giordano, anche qui si fa sentire la voce del Padre, che parla dalle nubi. Questa volta però non si rivolge soltanto a Gesù, ma ai tre discepoli presenti. Si tratta di ascoltare Gesù e aprirsi al suo insegnamento: ”Ascoltatelo!”.

Come nell’Esodo e nei profeti, la nube è il simbolo della presenza di Dio, è il velo che separa ancora per qualche tempo le realtà terrene dalle realtà celesti. E’ la nube che si squarcia al momento del Battesimo , quella in cui il Risorto scompare dopo la Pasqua, e quella su cui, secondo la profezia di Daniele, Egli dovrà apparire alla fine dei tempi.

v.8: La visione è breve: subito i discepoli non vedono più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mosè ed Elia sono scomparsi. La voce dal cielo non si fa più sentire: è nel rapporto quotidiano con Gesù che insegna e guarisce, fra le provocazioni di ogni giorno, che i discepoli devono imparare ad ascoltare la voce. Lo splendore della trasfigurazione non può essere che fugace in questo mondo.

Vv9-10: come dopo la confessione di Pietro (8,30), Gesù ordina ai discepoli di non raccontare a nessuno ciò che hanno visto “se non quando il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti”, ed essi “tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti”.

Marco ci presenta il mistero del Messia incompreso e difficile da afferrare, se pure dopo il fugace momento della Trasfigurazione. Ma alla sua luce vedremo il tempo trasformarsi in eternità, e scopriremo che –come ha scritta meravigliosamente Teilhard de Chardin- “il Divino traspare nel fondo di ogni cosa” e di ogni essere.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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