19 Gen

II Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

20 gennaio 2019

Dal Vangelo secondo Giovanni  2,1-12

“……Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli……La madre di Gesù gli disse.”Non hanno più vino”. E Gesù rispose:”Che ho a che fare con te o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi:”Fate quello che vi dirà”……Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea……”.

Le nozze di Cana di Galilea di cui parla il vangelo , sono il simbolo della comunione che Dio vuole da sempre realizzare con gli uomini. Le nozze, nella Scrittura sono un simbolo ricorrente dell’amore di Dio per il suo popolo.

E’ questo il primo episodio del vangelo di Giovanni, in cui Gesù agisce come vero protagonista e nel primo ‘segno’ che Gesù compie viene annunciato il contenuto della sua attività messianica.

Il senso del miracolo da Lui compito può essere così riassunto: sostituire l’alleanza scritta sulle tavole di pietra, dunque vuota di gioia e di amore (vino che manca, giare vuote), con un nuovo patto in cui l’amore e la gioia sono la caratteristica fondamentale. Veri protagonisti del matrimonio dovrebbero essere gli sposi, ma essi rimangono nell’ombra; la coppia è anonima e secondaria. In primo piano c’è Gesù, sua madre nella prima parete del racconto, il maestro di tavola nella seconda, i servi.

Il ruolo della madre è delicato da interpretare. Ella appartiene alla festa a pieno titolo (“c’era la madre di Gesù” v.1), mentre Gesù con i suoi discepoli ha solo il ruolo dell’invitato, non pienamente coinvolto nel matrimonio. Infatti quella festa nuziale senza vino è simbolo della vecchia alleanza, vuotata di amore e di gioia. La Madre di Gesù riconoscer in lui il Messia, ripone in Lui la sua fiducia.

Il tema dell’ ‘ora’ (v.4) attraversa tutto il vangelo di Giovanni e qualifica il momento della dipartita di Gesù (13,1; 17,1). Solo allora si avrà il vero rinnovamento dell’alleanza, l’instaurazione di un rapporto nuovo con Dio. In quel momento la madre sarà di nuovo presente (19,25) e sarà ancora chiamata ‘donna’ (19,26). Quanto avviene a Cana è una prefigurazione della realtà che si consumerà durante l’ ‘ora’ della croce. Quell’ora non può essere anticipata, ma può essere annunciata la realtà che essa produrrà.

Anche le giare che si trovano al centro del racconto (v.7) hanno anch’esse una funzione simbolica. Il materiale di cui sono fatte – la pietra -, ricorda le tavole della legge antica. Esse sono vuote proprio come il vecchio patto. Il numero sei nella Bibbia è il numero dell’imperfezione e sottolinea la non abilitazione delle pratiche legali e rituali a ottenere un rapporto tenero e gioioso con Dio.

Mentre l’acqua purifica scorrendo sul corpo, il vino dà gioia entrando nell’uomo: la purificazione offerta da Gesù è capace di entrare nell’uomo: ciò che Egli dice raggiunge il cuore e vi lascia la gioia (15,11).

L’episodio di Cana va dunque oltre il ‘fatto’ per assumere valore di ‘segno’, di invito a cogliere anche negli avvenimenti quotidiani la manifestazione di Dio, e a rispondere con fede.  In questa prospettiva va letta la risposta di Maria, che dice ai servi “fate quello che vi dirà”(v.5): Maria è la prima credente, sa leggere il segno di Dio ed esorta i servi a fidarsi.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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