II Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
14 gennaio 2018
“Che cosa cercate?” Gli risposero: “Rabbì, che tradotto, significa Maestro- dove dimori? Disse loro: venite e vedrete”.
Attraverso il gioco e il rincorrersi di verbi, sono tracciate alcune coordinate essenziali dell’itinerario di fede: ascoltare e vedere, andare, seguire, restare, cercare e trovare. Il percorso è insieme comunitario e individuale.
La fede non si trasmette per via intellettuale, ma all’interno di relazioni umane.
Giovanni ha svolto il suo ruolo indicando Gesù, in apparenza un uomo come tanti altri, come ‘l’agnello di Dio’. Ora sta rientrando nell’ombra, perché è apparsi la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Il quadretto che ci si presenta è un capolavoro di psicologia e di teologia.
E’ sempre Gesù che prende l’iniziativa e, accortosi di essere seguito dai due, si volge verso di loro e li interroga: “Che cosa cercate?”. Sono le prime parole di Gesù che incontriamo nel quarto Vangelo.
Gesù non inizia il dialogo parlando di sè o del suo messaggio, ma facendo parlare i due, che precisano il campo del loro interesse. Sono interessati non al ‘che cosa’, ma al ‘chi’.
La risposta giunge proponendo l’offerta di una esperienza diretta: “Venite e vedrete”. Un dato fondamentale della vocazione è uno stare con Gesù per condividere la sua vita. Ma l’incontro con Gesù, se è autentico, non chiude in un cerchio egoistico, apre invece alla comunicazione.
La chiamata genera chiamata, com’è il caso di Andrea che si fa portavoce presso suo fratello Simone: “Abbiamo trovato il Messia” (v.41).
“Dove abiti”, meglio: “Dove rimani?”. Il ‘dove’ di Gesù è il Padre: per i discepoli Egli diviene anche il loro ‘dove’.
Cristo va incontro a chi è in ricerca e gli fa il dono di se stesso. La sequela è la risposta generosa dell’uomo all’offerta di Cristo di condividere in pieno la sua vita.
“Chi legge il vangelo di Giovanni rimane colpito fin dall’inizio dalla persona di Gesù che viene a colmare le aspirazioni fondamentali dell’uomo e a soddisfarle. Cercare chi è Gesù e scoprirlo, è una chiave di lettura di questo vangelo che si impone con naturalezza” (G. Zevini).