Quaresima: digiunare per lasciarci riempire dall’amore di Dio
La Quaresima è tempo di conversione e di ritorno a Dio, un’occasione per interrogarci sulla nostra vita e sul posto che in essa riserviamo a Lui. Il Santo Padre, nel suo messaggio per la Quaresima del 2017 ci ha ricordato che questa è “il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina”, rammentando che “alla base di tutto c’è la Parola di Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità”.
La Quaresima è il “tempo forte” di impegno spirituale in cui risvegliare le coscienze. Il digiuno cristiano trova il suo modello in Gesù: quaranta giorni di digiuno precedono il combattimento spirituale che Cristo affronta nel deserto aderendo alla parola << Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio>>(Mt 4,4). Gesù riprende la pratica in uso presso il popolo di Israele affermandone la profondità e rifiutando le pratiche esteriori connesse: <<E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano[…]tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà>> (Mt 6,16-18).
Come accoglie un giovane cristiano dei nostri giorni l’insegnamento di Gesù? Matteo, nella sua breve ma intensa esistenza, ha guardato alla pratica del digiuno cogliendone il senso profondo, che supera la privazione meramente alimentare. Per Matteo digiunare significava svuotarsi per dedicarsi alle cose di Dio, o come diceva lui “rinunciare alle cose materiali per concentrarsi su Dio e lasciarsi riempire dal Suo Amore”.
Le continue cure e l’avanzare della malattia, che gli hanno talvolta impedito di perseguire questa pratica poiché richiedevano un imprescindibile apporto alimentare, non sono però riuscite a scoraggiarlo nel cercare l’essenza del significato del digiuno, che lo ha orientato verso una lettura ampia del termine, e così per lui digiuno è divenuto sinonimo di astinenza da ciò che poteva distrarlo da Dio.
Il digiuno quaresimale di Matteo ha assunto la forma di rinuncia all’utilizzo dei video giochi, all’uso della tv, rinuncia alle prove musicali con gli amici, non solo privazione di cibi e golosità, ma una ferma volontà di disciplinare l’uso del suo tempo, di liberarsi del superfluo per lasciare posto all’essenziale. Con delicatezza e convinzione invitava chi gli stava accanto a fare lo stesso: “scegli una cosa che per te in questo momento è importante, a cui proprio non potresti rinunciare” si divertiva ad esordire, e poi aggiungeva “adesso offrila a Gesù e prenditi quel tempo per riflettere e pregare, e permettere a Lui di riempire con il Suo amore quello spazio”.
Per Matteo il digiuno come privazione personale si trasforma in occasione per aprirsi agli altri: per lui digiuno è rinunciare al riposo e al tempo libero per dedicarsi a chi gli è vicino, a chi è in difficoltà, agli amici che hanno bisogno di ascolto o di un aiuto con i compiti. La sua scelta di vita è quella di chi vede negli altri il volto di Cristo e sa che <<Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me>> (Mt 25,40). La scelta di rinunciare a se stesso, di vivere dimentico della sua sofferenza, di non ripiegarsi su di essa ma di “liberarsene” e trasformarla in un sorriso da donare agli altri, ha rappresentato nella sua vita una volontà quotidiana di digiuno.