Carissima suor Chiara Annagrazia,
come sempre è una gioia per me ricevere una tua lettera. Ti ringrazio tanto per gli auguri di buon onomastico e di buon compleanno e, anche se in forte ritardo, ti faccio i miei auguri per il tuo (di compleanno). Come sai è iniziata la scuola e tra i vari impegni non sono riuscito a trovare il tempo per scriverti prima (e di questo mi scuso molto). Come hai ben detto ho passato molto bene le mie vacanze. Ho trascorso tantissimo tempo con i miei amici e devo dire che mi sono proprio divertito. Certo adesso, anche a causa degli impegni, ci vediamo raramente, ma resta il ricordo di una bellissima estate e un’amicizia che può diventare sempre più grande. Come ben sai però, non ho trascorso le mie vacanze solo a giocare e divertirmi, ma come hai intuito ho letto l’enciclica del Papa che ho con gioia ultimato. Devo confessarti, tuttavia, che non ho ancora messo da parte il testo, perché a causa dell’importanza e della profondità degli argomenti trattati una sola lettura non basta. Ho deciso quindi di fissare i concetti più importanti e poi di passare ad altro (credo il Vangelo di Giovanni, come mi è stato consigliato da un sacerdote). Riprendendo il discorso, è molto bello ciò che afferma l’enciclica: l’Amore verso Dio e verso gli altri, quello che dovrebbe essere lo scopo della vita di ognuno. È difficile però realizzarlo, ed il problema è dovuto al fatto che si può raggiungere quest’obiettivo solo crescendo insieme a Dio. Purtroppo a volte mi sento spento, e non riesco a vivere in questo modo, tanto che questi concetti mi sembrano dei sogni. Mi capita ad esempio di riflettere su una vita spesa per l’Amore, di fare dei propositi per raggiungerla, ma poi, “tornato alla realtà”, non riesco a metterlo in pratica. È come se i propositi vengano dimenticati in un attimo. Questo, tutte le volte che ci rifletto, mi fa star male, perché penso che, evidentemente, se dimentico di vivere “acceso” d’Amore, allora vuol dire che lo sto facendo come un dovere. L’Amore può essere un dovere? No. Perché allora questo mio comportamento? Da un lato, è vero, una vita d’amore costa sacrificio, lo dicono i Santi, il loro esempio. Forse sbaglio perché mi aspetto che l’amare mi venga naturale, ma qual è il limite tra “sforzarsi di amare” e “vivere l’amore come un dovere”? Bella domanda. Forse idealizzo troppo il concetto di amore, forse credo che tutto derivi da gesti verso “l’altro” ricchi di profondità, e magari dovrei accontentarmi di vivere di piccoli gesti, anche se poi rischio, come capita, di sentirmi estraneo all’amore, come se stessi facendo qualcosa senza concentrazione, senza pensare (non dico in automatico, ma non troppo distante da questo). Magari tutto dipende dal rapporto che ho con Dio, e quindi questa mia poca concentrazione ad amare rispecchia una poca concentrazione nel rapporto con Dio, nel dialogo con lui. Penso sia questo, ma il fatto è che sono così piccolo che quando mi pongo davanti a Lui a parlare, dico poche cose, quasi sempre le stesse, come se in quel momento non mi venisse niente. È vero, 5-10 minuti al giorno di dialogo non possono bastare se parli con l’infinito, ma è anche vero che ho provato anche la preghiera spontanea durante la giornata (nel senso di non concentrare tutte le preghiere in un momento e poi non pregare più, o pregare poco, ma fare una preghiera continuata), e se non fosse per qualche rado pensiero, potrei dire di non esserci proprio riuscito. Il problema è, ancora una volta, che non venendomi tutto spontaneo mi sento, come per l’amare, di passare da impegno a dovere, obbligo. È un bel problema, ma del resto nessuno nasce “imparato”. Cercherò di vivere con più semplicità e magari di parlare proprio con Lui di questo argomento. Come sarebbe bella una vita piena di amore (come quello trattato nell’enciclica), come quella di San Francesco: vivere come Gesù ci ha insegnato e chiesto, così che l’amore ci faccia guardare con occhi diversi ogni cosa. Beh, una vita così la auguro a tutti; io stesso la sogno, ma forse è bene staccarsi da questo “sogno”, forse è bene cercare la volontà di Dio nella semplicità di ogni giorno. Speriamo di riuscirci e di vivere il più possibile in modo a Lui gradito. Continuiamo a pregare vicendevolmente, magari anche perché lo Spirito Santo possa illuminarci ad agire bene e fare ciò che Lui vuole.
Con tanto affetto, Matteo