Cosa penso della Religione

Cosa penso della religione?
Ho sempre studiato che il termine indica il rapporto tra l’uomo e un essere soprannaturale, Dio, e sinceramente sono pienamente d’accordo con questa definizione. Se poi questo “Dio”, come nella religione cattolica (che io professo) diviene anche padre, fratello e amico, essere religioso non diviene un obbligo, un peso, perché capisci che c’è qualcuno, infinitamente, più grande di te, che ti ha amato da sempre, e ti ha desiderato ancor prima che nascessi. L’amore di Dio è così grande che Egli ha inviato il suo unico figlio sulla Terra e lo ha offerto in espiazione dei nostri peccati. Forse alcune delle frasi che ho detto possono sembrare frasi imparate dal Catechismo, ma questo è ciò in cui credo. Riconosco la bella fede che ho, ma non ho intenzione di vantarmene, perché so bene che tutto è dono Suo. Per arrivare a questo punto, però, il percorso è stato lungo e anche tanta strada c’è da fare. Ricordo bene come da bambino andare a Messa o a pregare era per me un peso, un obbligo “impostomi” dai miei genitori. Facevo fatica a capire perché bisognava impiegare il tempo in quel modo, perché non era possibile, magari fare qualcosa di più divertente…Oggi, però, col senno di poi, benedico e ringrazio Dio per avermi mandato dei genitori che mi hanno avvicinato alla preghiera; ritengo infatti che l’ateismo di molti miei coetanei (ma in generale di tanta gente) sia proprio dovuto al fatto di non aver conosciuto Dio, non averne sentito parlare mai o comunque troppo poco, specialmente in famiglia. Del resto, se non conosci il Signore, non capirai mai quanto è presente nella tua giornata, non solo nei grandi gesti, ma anche nelle piccole azioni: il concetto di soprannaturale resterebbe quindi solamente una fantasia. Certo, ammetto che la ricerca di Dio non è facile e nel cammino sono tanti i dubbi in cui si incorre, problemi che io stesso ho affrontato, cercando una soluzione che, nella maggior parte dei casi, sono riuscito a trovare grazie all’aiuto di sacerdoti, parenti e amici (l’allegoria della creazione, la verginità di Maria, la veridicità della Bibbia e dei Vangeli, ecc). È pur vero però che siamo solo uomini, e sebbene ci sforziamo non potremo mai spiegarci “Dio”, i suoi misteri, altrimenti la sua stessa grandezza infinita verrebbe meno, arrivando a confrontarci con un essere al nostro pari.Per questo, quando per esempio mi pongo delle domande a cui è difficile rispondere, riconosco il mio limite umano e a quel punto entra in gioco la fede (“Se lo comprendi non è Dio” diceva S. Agostino). In questo modo quindi ogni ostacolo, nel cammino spirituale resta pur sempre un pericolo per la propria fede, ma se ci si affida a Lui il problema diviene costruttivo e ci aiuta a crescere. Mi soffermo infine su un ultimo argomento, una motivazione per cui molti non vanno in chiesa: “Credo in Dio ma non nella Chiesa perché è ricca e ha fatto tanti errori in passato”. Secondo me questa è soprattutto un “alibi” che molti creano per paura di venire a contatto con Dio, perché il messaggio di Cristo è “scomodo”. È vero che una maggiore povertà non farebbe male alla Chiesa, intesa come ricerca della semplicità, ma è pur vero che la maggior parte dei beni in possesso di questa istituzione derivano da offerte, a volte anche molto cospicue, di devoti. E che dobbiamo evitare le offerte?! Dobbiamo carcerare chi “si permette” di sostenere in denaro un’istituzione voluta da Cristo stesso?!Ultimo argomento è infine il problema storico. La Chiesa infatti ha compiuto tanti errori in passato, ma essa, sebbene sposa di Gesù, è pur sempre composta da uomini che, come tali, possono sbagliare. Si può ben capire però che, per una mente critica ed un cuore aperto, ciò non va assolutamente a minare la veridicità e l’attualità del messaggio di Cristo. Ci sarebbero da scrivere ancora tante e tante pagine, ma non desidero dilungarmi; spero solo che tutti possano seguire questo cammino che li porti alla conoscenza di Dio: conoscerlo significa amarlo!

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Lingue: Italiano. Tematiche: Amicizia, Fede, e Preghiera. Categorie: Riflessioni.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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