18 Dic

Riflessioni di un Amico Fraterno

Mi capita spesso di svegliarmi la mattina e in quel momento in cui i miei figli ancora dormono pensare al mio amico Matteo, ed alla vita in generale. Quando penso a Matteo risento spesso dentro di me la domanda che mi viene fatta ogni volta che mi chiedono di raccontare di lui: “cosa aveva di speciale Matteo?”.

Questa mattina sono capitato casualmente su un’omelia di Avvento di don Luigi Epicoco e mi sono segnato alcune parole. Tuttavia, mentre stavo scrivendo mi sono reso conto che non avrei mai potuto trovare parole più esatte per rispondere a quella domanda che mi fanno sul mio amico Matteo Farina. E così ho riletto tutto quello che avevo scritto in un’ottica differente.

Cosa stiamo aspettando?

Quali sono le nostre attese quest’anno? Quali sono le nostre attese in questo momento? Chi attendiamo?

C’è un significato esistenziale nascosto in ogni momento della nostra vita, ma spesso e volentieri noi non lo vediamo perché presi dalle mille cose che dobbiamo fare. Eppure se ci fermiamo un attimo potremmo riuscire a sentire la Voce. E potremmo riprendere a sognare, ad attenderci qualcosa. Ma non basta.

Perché i nostri sogni sono molto più piccoli di quello che Dio ha in riservo per noi.

Il nostro sogno é molto più piccolo della sua Promessa per noi.

Mettiamo il caso che stiamo soffrendo per qualcosa o qualcuno. Quando stiamo male il nostro sogno più grande é Guarire.

Per Dio invece no. La sua promessa non é farci guarire, non può essere così, ma è far sì che quel dolore che stiamo vivendo possa rendere la nostra vita molto, ma molto di più della vita che noi avevamo sognato per noi stessi. Quel dolore trasformerà la nostra vita in una esistenza senza precedenti.

Come dice don Fabio Rosini: “Perché senza di te non si può fare. Ci sono cose che solo tu puoi fare. Persone che solo tu puoi amare, vite che solo tuoi puoi accogliere, figli che solo tu puoi accudire”.

Ed é questo quello che sta nascosto dentro la nostra quotidianità, cercare di capire che come Abramo che desiderava avere solo un figlio, Dio gli promette di diventare il padre di una dinastia intera!! Lui avrebbe potuto rispondere: “A me basta un figlio”. E sarebbe stato come accontentarsi del suo orticello. E invece accoglie la promessa di Dio che é molto più grande del suo sogno umano.

È questo quello che Matteo Farina ha compreso. Non si è trattato solo di accettare la sua malattia, quanto invece sapere con certezza che quella malattia doveva viverla con Dio, e che Lui avrebbe reso la sua vita molto di più di quella che ognuno di noi potrebbe augurarsi per se

stesso. Come Abramo, Matteo non si é accontentato di “avere un solo figlio”, ma ha accettato il disegno di Dio per lui. Per me questa è la spiegazione di tutto.

I santi non sono supereroi, sono persone normali come noi, solo che hanno capito molto prima di noi dove si trova Dio: celato nelle scelte, nelle occasioni, nelle sofferenze, nelle gioie più grandi, e lo accolgono, senza se, senza ma.

Lo accolgono tutto. Tutto e subito!

 

Alberto Valentini

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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