21 Nov

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario – Cristo Re

22 novembre 2020

Mt. 25, 31-46

Sta per  concludersi un altro anno liturgico. E’ doveroso chiedersi, alla luce della parola di Dio, in questa festa di Cristo Re, come stiamo vivendo il nostro oggi, nella prospettiva dell’eternità, quando verrà il giorno quando il Cristo giudice si siederà in trono e davanti a lui nulla resterà impunito. Mi piace però pensare più che a un giudizio a un ‘collaudo’. E la festa che stiamo celebrando vuol proprio dirci che siamo ancora nel tempo favorevole per la salvezza, per ‘restare a galla’ al momento in cui Egli apparirà nella sua potenza.

L’annuncio del ‘giudizio’ vuol suscitare appunto la nostra responsabilità, affinché Dio sia tutto in tutti, affinché solo l’amore resti e non ci sia più il male. Ma perché ciò avvenga occorre il fuoco purificatore dell’incontro col Signore che brucia tutte le scorie, tutto ciò che in noi è contrario all’amore.

Matteo pone la scena del giudizio finale a conclusione del ‘discorso escatologico’. Siamo di fronte a una pagina evangelica di grande forza, sia per il messaggio che per la suggestione della scena.

La parte più importante del nostro testo riguarda l’insistenza sulle opere di misericordia, opere fatte con amore e gratuitamente verso i fratelli nel bisogno e premiate perciò da Dio.

E’ chiaro che il Re e Giudice escatologico e Gesù, il crocifisso, che ha sperimentato la solitudine, la morte, il dolore.

Questo Re e Signore, che si identifica con i poveri, vive sotto spoglie sconosciute, preferibilmente nei fratelli ‘più piccoli’.

Ma: come imparare a fare del bene agli altri? Gesù ci dice di fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi (Mt.7,12). E S. Antonio scrive: “Colui che fa del bene al suo prossimo, fa del bene a se stesso, e colui che sa amare se stesso, ama anche gli altri”.

Solo con questi atteggiamenti reggeremo al ‘collaudo’ e saremo eternamente beati nel Suo Regno!

 

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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