17 Nov

XXXIII Domenica del tempo Ordinario – Anno B

Mc. 13, 24-32

Noi cristiani che cosa pensiamo del futuro? Nessuno ci può dare una luce se non Colui che è padrone del futuro. Allora in Cristo noi cerchiamo la luce. È il discorso del Vangelo di oggi, che è il discorso sulle ultime cose della vita e della storia. E’ un discorso, nel quale Gesù dà le informazioni strettamente necessarie perché il futuro sia guardato con speranza e nello stesso tempo con serietà. Per capire il discorso di Gesù possiamo guardare la circostanza in cui venne pronunciato. Lo dice Marco: davanti al tempio di Gerusalemme, alla vigilia della morte e risurrezione di Gesù.Il tempio era un’opera colossale, uno spettacolo che suscitava orgoglio.“Guarda, Signore!”, dicono gli apostoli. “Non resterà pietra su pietra”, fu la risposta particolare di Gesù. “Quando Signore accadrà questo e quale sarà il segno?”Per gli apostoli la fine di Gerusalemme e soprattutto la fine del tempio faceva pensare alla fine del mondo.

Gesù allora parla delle due cose, presentando la fine di Gerusalemme come segno della fine del mondo. In altre parole Gesù dice: finirà il tempio perché è diventato luogo di empietà e così finiranno tutti i prepotenti della storia. Finirà il tempio e finirà anche questo mondo precario e sanguinario: ci sarà una resa dei conti, un giudizio, e Dio sarà il vincitore della storia e i giusti con Lui.

Questo è il senso del discorso, in un linguaggio particolare, che viene chiamato ‘apocalittico’. Ma la parola di Dio è sempre annuncio della presenza di Dio e della sua salvezza. Ci possono essere tante cose, anche le più gravi, ma anche in queste cose, anzi proprio in queste cose, c’è il Signore che viene a salvarci. E’ l’annuncio della salvezza del Signore. “Alzatevi e levate il capo, la vostra liberazione è vicina”, così afferma il vangelo. Gesù dice: “Non vi preoccupate di quando avverranno queste cose! Preoccupatevi di come ci si deve preparare all’incontro con Dio.”Siate vigilanti perché non sapete quando il Signore viene: se a sera, a mezzanotte, o al canto del gallo o al mattino”. Vigilate!

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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