05 Set

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

06 settembre 2020

“ Io sono in mezzo a loro”

Dal vangelo secondo Matteo, Capitolo 18 versetti 15-20

Al centro del nostro brano evangelico vi è la sollecitudine pastorale per il fratello che pecca.

La domanda di fondo è: come riprendere il fratello peccatore? E l’intenzione teologica dell’evangelista è di dimostrare che la chiesa è una comunità di fratelli. La fede in Dio diventa responsabilità verso il fratello, che si dimostra ammonendolo e correggendolo , sfuggendo da un silenzio complice..

La correzione fraterna si svolge in tre momenti:

se il colloquio da solo a solo non ha portato il frutto sperato si potrà fare appello ad altri fratelli (v.16), solo in ultima istanza si ricorrerà alla comunità (v.17).

Il  versetto 17 b può sembrare troppo severo, ma in realtà presenta un procedimento di misericordia, uno sforzo per reinserire nella comunità colui che se ne è allontanato: è la ‘traduzione umana’ della pazienza di Dio. E’ una difficile opera di carità che ha per fine il bene del fratello. Ecco perché lo si ammonisce ‘da solo a solo’. Ma se il fratello “rifiuta di udire” (v.17), al fratello che lo ha “corretto2 non resta che rimetterlo nelle mani del Padre.

I vari ‘interventi’ (v.15, 16, 17) hanno costretto il peccatore a prendere una decisione. Tocca a lui, ormai, scegliere; gli altri non hanno più argomenti da opporgli. Se egli sceglie di separarsi la comunità prenderà ufficialmente atto della rottura (v.17b).

La chiesa resta comunque prima di tutto una comunità in cui le persone sono responsabili della fede dei loro fratelli.

Però questa comunità-chiesa dipende meno dagli sforzi umani, che possono terminare in un insuccesso, che dal Padre che è nei cieli. Solo la sua presenza assicura l’unità tra i fratelli.

Per S. Matteo la chiesa è “coloro che sono radunati nel nome di Gesù” (v.20).

Nella Bibbia il nome indica la persona stessa di colui che viene indicato. Nel brano evangelico che la liturgia ci propone oggi si sente vibrare la vita intensa della chiesa, vista come la “famiglia di Dio” in cui i discepoli divengono amministratori del perdono del Signore (v.19). Gesù si identifica a tal punto con la comunità che Egli fonda, che il potere di riconciliazione e di scomunica, così come il perdono di Dio, passa attraverso quello degli uomini, o –più esattamente- che gli uomini non possono perdonarsi che partecipando insieme alla grazia di riconciliazione di cui solo Dio è l’artefice.

In questa famiglia dove tutti sono fratelli, perché tutti figli dello stesso padre, la linea verticale dell’essere figli di Dio e quella orizzontale della fraternità si incrociano nel mistero della Presenza di Gesù. La chiesa è infatti “assemblea radunata dalla Parola di Dio e nel suo nome”. La presenza di Gesù è anche fonte della efficacia della preghiera (v.19) e forza dell’autorità dei pastori (v.18).

 

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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