10 Nov

XXXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Dal vangelo secondo Marco 12, 38-44

Il nostro brano è letterariamente costruito in modo efficace: nella prima parte (vv.38-41) Gesù osserva a lungo le persone che portano l’offerta, nella seconda parte (vv.42-44) fa una considerazione ad alta voce sulla qualità dell’ offerta della vedova.

In contrasto con la falsa religiosità e l’illusorio stile di vita degli scribi, Gesù mette in evidenza il gesto della vedova che getta il suo obolo nel tempio. E’ sempre una questione di tesori. Da una parte si investe nella ricerca di ammirazione degli altri e nel possesso dei beni, dall’altra, nella persona di questa vedova c’è invece la profonda convinzione che vi è qualcosa per cui vale la pena di investire la vita, per il poco o tanto che si possa dare o fare.

La povertà dell’offerta della vedova non potrebbe che indicare lo svantaggio religioso ed umano di questa donna, per coloro che valutano le cose secondo l’apparenza dalla quale Gesù ha appena finito di mettere in guardia.

Ma il commento di Gesù ribalta le apparenze. Con le sue parole egli rende visibile l’intenzione del cuore, destinata altrimenti a rimanere segreta nell’intimo di quella donna.

E che Gesù voglia rendere pubblica la cosa è reso ancora più evidente da quel:”chiamati a sé i discepoli” (v.43). La solennità della dichiarazione che egli sta per fare è evidenziata dalla formula iniziale:”in verità vi dico”, che Gesù usa solo per le occasioni importanti.

Di questa vedova Marco non dice il nome: essa rimane un’anonima rappresentante dell’amore per Dio. Questo particolare ci dà un parallelismo illuminante con un’altra anonima figura femminile del vangelo di Marco: la donna dell’unzione di Betania (Mc.14,3-9). Quest’ultima non è sociologicamente povera, ma lei pure ha lo spirito dei poveri del Signore e la sua azione nei confronti di Gesù l’avvicina molto alla nostra vedova. Le due donne sono accomunate anche da un complimento simile da parte del Signore: la vedova “ha dato tutto quello che aveva per vivere” (v.44), la donna di Betania “ha fatto ciò che poteva” (14,8). Una ha destinato tutto al Tempio, cioè all’adorazione di Dio, l’altra dà tutto a Gesù, ma l’intuizione è la stessa: vi è un Tesoro degno di consacrare ad esso tutta la vita!

La povera vedova è figura della Chiesa: una chiesa che nella povertà ha la sua ricchezza, e non cede alle logiche mondane (Papa Francesco non si stanca di raccomandarlo!).

section-icon

"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

Invia la tua Testimonianza